I mal di pancia interni alla Lega, il giorno dopo l'elezione di Sergio Mattarella nuovamente a capo dello Stato, sono un dato di fatto. In molti accusano il segretario Matteo Salvini di aver ceduto troppo presto, decretando così la crescente delusione negli elettori del partito che in futuro potrebbe portare a una perdita di consensi. Se pubblicamente i parlamentari leghisti difendono il Capitano, nelle chat interne qualche problemino inizia a rilevarsi, con senatori e deputati che lo accusano di essere «mal consigliato». Da chi? C'è chi ipotizza dal suocero Denis Verdini, chi ancora da una non meglio definita «vecchia guardia». E qualcuno nelle retrovie minaccia anche di passare a Fratelli d'Italia. A stemperare gli animi arriva il fedelissimo Claudio Borghi, che con un video postato su YouTube spiega senza peli sulla lingua l'accaduto, in sostanza ammettendo anche la sua arrabbiatura per la scelta di Mattarella, ma chiarendo che Salvini più di così non poteva fare. Ancora racconta che si è arrivati alla conta dei voti, dimostrando che mentre i grandi elettori di Lega e Fratelli d'Italia hanno votato tutti la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, in Forza Italia si sono smarcati 50 votanti e tra i centristi 20 su 30. Oltre a questo il rischio che il premier Mario Draghi, impegnato in una campagna di promozione personale per il Colle, al Quirinale ci andasse davvero. Insomma, impossibile per Salvini riuscire a vincere la battaglia. E mentre sui social arrivano insulti da ogni dove, dall'interno del partito del Carroccio una riflessione sale e in qualche chat si legge: «Per la destra si apre un periodo di profonda riflessione. Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?». Se la dirigenza è compatta intorno al Capitano, lo è forse meno qualche consigliere regionale che si sfoga sottobanco: «Ok, sarebbe stata dura, ma ci sono presidenti eletti alla sedicesima votazione, forse Salvini avrebbe dovuto battagliare un po' di più».
Cosa certa è che qualcuno inizia a sposare la proposta del senatore Manuel Vescovi, che nel 2020 depositò un disegno di legge sul presidenzialismo, che avrebbe previsto l'elezione del presidente della Repubblica da parte del popolo. Ma a Pd e 5 stelle non conviene. Perché sanno che continuando su questa strada si riesce persino a far perdere credibilità a chi si impegna davvero e con responsabilità per il Paese.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.