Non c’è pace in casa giallorossa. La lettera datata 13 marzo che il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Paola De Micheli inviò al premier Giuseppe Conte, invitandolo a decidere una volta per tutte sulle concessioni ad Autostrade, ha fatto (ri)scoppiare i dissidi all’interno della maggioranza. E ora il Movimento 5 Stelle spinge per le dimissioni della dem, accusata di slealtà.
Ricapitoliamo. Nella giornata di ieri Repubblica ha dato notizia di una missiva che la titolare del Mit scrisse e recapitò all’attenzione di Palazzo Chigi per sciogliere il nodo della concessione alla famiglia Benetton, scegliendo tra revoca e revisione della stessa. Un invito, quello dell’esponente di governo del Partito Democratico, che non fu raccolto dal presidente del Consiglio. L’indiscrezione, ovviamente, ha sollevato un polverone, agitando ulteriormente le acque in cui naviga l’esecutivo Conte e indispettendo non poco lo stesso premier.
Ciò detto, nella notte è arrivata l’intesa in consiglio dei ministri: è stato un Cdm difficile, della durata di sei ore. Alla fine però l’accordo c’è: graduale uscita dei Benetton (estromessi dal consiglio di amministrazione di Autostrade per l’Italia) ed ingresso dello Stato, con Cassa Depositi e Prestiti, che salirà fino al 51% come socio di controllo di Aspi. Nei fatti, dunque, nessuna revoca ma un drastico ridimensionamento dei Benetton, che scenderanno sotto al 10%.
Adesso però c’è il nodo politico: il M5s vuole la testa di Paola De Micheli. E anche in casa Pd c’è un certo imbarazzo per il fatto che quella lettera è stata portata alla ribalta. Nella giornata di ieri c’è stata una certa tensione, alle celebrazioni del 14 luglio presso l’Ambasciata francese a Roma, tra Conte, Zingaretti, Di Maio e proprio De Micheli. Come riportato da La Stampa, il presidente del Consiglio era più che indisposto per la notizia della missiva, convinto che l'abbia fatta uscire la ministra del piddì: "Pensa di scaricare la colpa su di me?", si sarebbe sfogato il sedicente avvocato del popolo.
Prima del Cdm notturno, sia il M5s sia il Pd si sono riuniti in due vertici separati e in quello pentastellato si è parlato molto della responsabile del Mit, accusata di essere stata sleale
e per questo meritevole di essere cacciata. Si apre così una nuova ed ennesima frattura all’interno della compagine di governo: questa volta, sulla graticola, ci è finito un ministro del Pd. Vedremo come andrà a finire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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