La frase «c'è una luce in fondo al tunnel» evoca negli italiani pessimi ricordi. Era il mantra di Mario Monti mentre da presidente del Consiglio propinava dosi industriali di austerity. Paolo Gentiloni avrebbe quindi forse fatto meglio ieri a scegliere altra espressione per sintetizzare le speranze di una ripresa europea legata a un doppio polo positivo, cioè la campagna vaccinale contro il Covid-9 e il Recovery Fund.
L'Italia, almeno in teoria, dovrebbe beneficiare di uno slancio tripolare garantito dall'insediamento a Palazzo Chigi di Mario Draghi. Sempre che l'ex capo della Bce riesca a cementare attorno a sé il consenso necessario per colmare l'attuale vuoto di governo e fare ciò di cui il Paese ha bisogno. Magari in fretta. Il commissario europeo all'Economia non si sbilancia sui tempi («Sono quelli che decide la politica italiana, non li stabiliamo noi»), ma sulle qualità di leader di Super Mario è pronto a mettere la mano sul fuoco: Ho piena fiducia che l'esperienza, le idee e le capacità del premier incaricato possano dare un contributo a un governo efficiente ed europeista. La fiducia per Draghi certamente c'è in Italia come a Bruxelles.
L'Italia sta ai blocchi di partenza della futura recovery, di per sé disomogenea, in una posizione di debolezza. Le ultime stime della Commissione Ue indorano un po' la pillola indicando un crollo del Pil l'anno scorso meno drammatico rispetto alle stime di autunno (da -9,9% a -8,8%), ma squadernano poi un biennio 2021-2022, segnato già dalla perdita di slancio vista nell'ultima parte del 2020 e in gennaio, durante il quale la crescita non andrà oltre il 3,4% quest'anno (contro il rimbalzo del 6% prospettato dalla Nadef) e il 3,5% il prossimo da confrontare col +3,8% in media dell'eurozona. Unica consolazione, le performance migliori rispetto a quelle della Germania (+3,2% e +3,1%), che però nel 2020 aveva mostrato una resistenza maggiore (-5%) nei confronti del virus. Per dirla con le parole di Gentiloni è «un inverno difficile colpito dalla seconda ondata della pandemia, ma con la prospettiva della luce in fondo al tunnel perché dalla seconda parte dell'anno e nel 2022 le economie europee riprenderanno a crescere in molto forte». Inoltre, come sottolineato dallo stesso Gentiloni, l'outlook non tiene conto dell'impatto sull'economia che deriverà dalle risorse prossimamente distribuite attraverso il Next Generation Ue. La spinta, in base ai calcoli della Commissione, dovrebbe essere tra il 3 e il 3,5% da qui al 2026. «Il governo italiano nelle proprie valutazioni ha quantificato in 0,6-0,7% la crescita aggiuntiva per questi anni grazie al piano di Recovery», ha confermato l'ex premier. Risultati migliori potrebbero arrivare se Draghi, una volta trovata la quadra del nuovo esecutivo, saprà calibrare al meglio il Recovery Plan, cioè l'impianto di spesa degli oltre 200 miliardi di euro destinati all'Italia. Il nuovo piano dovrà anche eliminare le lacune (soprattutto sul versante degli investimenti) contenute nella bozza elaborata dal governo Conte e già evidenziate da Bruxelles.
Resta da vedere se il premier in pectore, che ha finora mantenuto le carte coperte sulla proroga
del blocco dei licenziamenti, seguirà le indicazioni della Commissione Ue sulla necessità di mantenere le misure di sostegno contro la disoccupazione, poiché «un ritiro prematuro rischia di diminuire le chance di ripresa».
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