Nello scontro quasi trentennale tra la massoneria italiana e l'ex procuratore della Repubblica di Palmi Agostino Cordova, una sentenza segna un altro punto a favore dei «grembiulini»: il Grande Oriente d'Italia ha vinto la causa civile intentata dall'ex magistrato per alcune dichiarazioni, riportate dal Dubbio, del suo Gran Maestro Stefano Bisi. Al centro, la gigantesca inchiesta avviata nel 1992 da Cordova contro centinaia di appartenenti a logge più o meno deviate, e che portò alla perquisizione di sedi massoniche e al sequestro di innumerevoli elenchi di iscritti. L'inchiesta, che occupava ottocento faldoni di documenti, venne poi trasferita a Roma dove venne archiviata.
Bisi in una allocuzione aveva definito l'indagine di Cordova «una caccia alle streghe finita con un buco nell'acqua». Cordova, oggi 84enne, intentò la causa civile che oggi termina con la sua sconfitta. Di azioni giudiziarie a tutela della propria inchiesta Cordova ne ha inanellate una serie: tra cui quella contro l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che gli aveva regalato un triciclo e un gioco da tavola per investigatori, invitandolo a prendersi «un po' di riposo»; e contro Vittorio Sgarbi, che lo aveva criticato durante una trasmissione televisiva. Le battute di Cossiga vennero considerate insindacabili dal Senato, mentre Sgarbi venne condannato in primo grado, Cordova fece sequestrare beni e oggetti d'arte del critico, ma poi dovette restituire quarantamila euro quando la condanna di Sgarbi fu annullata dalla Cassazione.
Da Palmi Cordova fece domanda per la Procura nazionale antimafia, il Csm lo preferì a Giovanni Falcone ma la sua nomina venne bloccata dal ministro Claudio Martelli. Ilda Boccassini, ricordando l'episodio nel suo recente libro, definisce Cordova «magistrato modesto».
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