Si cerca la tregua a Gaza e già vacilla quella in Libano, dopo il congelamento del conflitto con Hezbollah scattato all'alba di mercoledì. A 24 ore dallo stop alle armi, Israele ha denunciato la presenza di «forze sospette» in diverse zone del sud del Paese. Con questa giustificazione, l'Esercito israeliano (Idf) ha colpito tre città lungo il confine, ferendo due persone, e hanno effettuato un raid contro un deposito di armi di Hezbollah nel Libano meridionale, spiegando che qui erano dispiegati razzi a medio raggio ed «è stata registrata attività di stampo terrorista». In serata, Benjamin Netanyahu ha avvertito: in caso di violazione della tregua con Hezbollah, sarà «guerra intensiva».
Con Beirut, a questo punto, è già rimpallo di accuse, a riprova di un cessate il fuoco fragile, se non fragilissimo. L'esercito libanese ha puntato il dito contro Israele, sostenendo che sia stato l'Idf a violare «più volte» l'accordo. Saranno giorni difficili. L'esercito israeliano ne ha 60 per ritirarsi dal sud ma intende farlo gradualmente, mentre agli sfollati del Libano meridionale non è ancora permesso di rientrare nei propri villaggi. Perciò l'Idf ha annunciato un nuovo divieto di spostamento a sud del fiume Litani dalle 17 alle 7 del mattino di oggi e ha spiegato che chi si trova già nella parte meridionale del Paese deve restare dov'è.
Tentativi di far reggere una tregua appena cominciata ma già sotto minaccia. Eppure il Libano, dove il Parlamento si riunirà il 9 gennaio per eleggere il nuovo presidente, è diventato il paradigma per una possibile pausa nei combattimenti anche a Gaza. Netanyahu si è detto pronto a un accordo per la liberazione degli ostaggi, non per la fine del conflitto. I mediatori di Hamas sono diretti al Cairo per la ripresa dei negoziati e una delegazione egiziana è arrivata in Israele. Secondo il New York Times, il Hamas sarebbe pronto a concessioni che sembravano impensabili fino alla morte del leader Yahya Sinwar, ma ora più probabili dopo l'isolamento che la tregua in Libano ha causato agli estremisti di Gaza. Anche per questo, per fare pressione, i bombardamenti nel sud della Striscia si sono intensificati, causando altre 15 vittime (oltre 44mila i morti dal 7 ottobre). Secondo la Bbc, Israele starebbe anche costruendo una barriera di demarcazione militare, per separare la parte settentrionale della Striscia da quella meridionale. Le minacce contro Israele, intanto, proseguono da parte degli Houthi dello Yemen, che hanno annunciato nuovi attacchi «a sostegno del popolo palestinese», e dai gruppi filo-iraniani dell'Iraq.
Quanto ai mandati d'arresto emessi dalla Corte penale internazionale contro il
premier israeliano Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Gallant, il portavoce della Cpi, Fadi El Abdallah, ha spiegato che la Corte potrebbe revocarli se Israele «istituisse una commissione» per un'indagine approfondita.
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