L'idea di un nuovo Ulivo dopo le Europee. Parte la caccia al leader e Sala già si sfila

Uno schieramento che tenga dentro tutto il centrosinistra è l'unica speranza dell'opposizione per essere competitiva. Le ambizioni di De Luca e Gentiloni

L'idea di un nuovo Ulivo dopo le Europee. Parte la caccia al leader e Sala già si sfila
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Che l'unica prospettiva possibile sia quella di un nuovo Ulivo, cioè di uno schieramento che tenga insieme tutto il centro-sinistra lo ammette pure il sindaco di Milano Beppe Sala, osservando che per essere competitivi non bastano solo il Pd insieme ai 5stelle, ma ci vuole «una terza gamba» che probabilmente la sua mente colloca sull'area più moderata. Poi, però, si schermisce sull'idea che possa essere lui: «Mia moglie dice che non ho il carattere adatto». In fondo la Storia gli dà anche ragione perché non c'è stato un leader della sinistra venuto fuori dalla Lombardia o con un'esperienza di amministrazione a Milano, a meno che non si annoveri quel campione del riformismo che fu Bettino Craxi, assessore nella giunta Bucalossi sessanta anni fa.

Ma a parte ciò si sta avverando la profezia di Silvio Berlusconi che poco prima di lasciarci scommetteva che dopo le europee Pd e 5stelle si sarebbero alleati rimettendo insieme lo schema o dell'Ulivo, o magari quello più rozzo dell'Unione, come primo passo per ricomporre uno schieramento di centro-sinistra che anche nei numeri fosse competitivo con il centro-destra: «I bacini elettorali - spiegava - in questo Paese sono sempre gli stessi: la vittoria si gioca su un 2-3% di voti». Naturalmente il nuovo centro-sinistra si chiamerà in altro modo, come esige il marketing politico, ma quello del Cav era un ragionamento che ha una sua logica di fondo: dopo cinque anni di digiuno - se la legislatura arriverà al suo termine naturale - è ovvio che a sinistra le polemiche, gli odii e i rancori lasceranno il campo ad un pragmatismo dettato dalla voglia di governo. Il primo a dirlo già qualche mese fa fu il più pragmatico di tutti, Romano Prodi che dall'alto della sue esperienza diede un consiglio alla Schlein: «Nelle alleanze non devi lasciar fuori nessuno».

In fondo se ambisci al Potere ti devi turare il naso e visto che i vari centristi di ogni color e di ogni tendenza per carattere o assenza di coraggio non hanno combinato un tubo, è fatale che si scivoli piano piano verso il «deja vu» di una dialettica bipolare che appartiene allo scorso secolo. In più i nostalgici dietro l'angolo hanno una grande occasione: passate le europee terrà banco la riforma del Premierato fortissimamente voluta da Giorgia Meloni ed è ovvio, quasi banale, che il referendum successivo, con la grande crociata contro la supposta svolta autoritaria, sarà il collante del nuovo schieramento. Resta da vedere chi sarà: visto il peso «piuma» dell'attuale leadership del Pd, saranno molte le ambizioni. Giuseppe Conte ci punta e sicuramente non si tirerà indietro: passate le europee sarà più accomodante con tutti. Ma c'è anche chi scommette su un leader che arrivi dall'esperienza delle amministrazioni locali, cioè che riesca là dove la volta scorsa Stefano Bonaccini non riuscì. La ragione è semplice: in questo momento il vertice del Pd è assolutamente a digiuno di cultura di governo; lì dentro c'è di tutto, dalla difesa dei diritti alla cultura «woke», ma nulla o poco di assimilabile con l'amministrazione dello Stato. E l'unico luogo dove ora governa la sinistra sono gli enti locali. Lo sa bene Matteo Renzi che, infatti, fa previsioni. Ma lo sanno anche i diretti interessati. Tant'è che un personaggio come Vincenzo De Luca che dei grillini ha detto peste e corna, lancia segnali di pace su quel versante: «Molti di loro hanno ammesso di aver sbagliato». E nel contempo non nasconde le sue ambizioni: «Sono pronto a tutto. La segretaria del Pd? Non dico di no». Un altro che si muove in silenzio è il sindaco di Bari, Antonio Decaro, da sette anni presidente dell'Anci. E poi ce ne sono tanti altri a cominciare dall'immarcescibile commissario europeo, Paolo Gentiloni.

Naturalmente la competizione provocherà scossoni, ma sbaglierebbe chi pensa che alla fine le divisioni non faranno nascere il surrogato del nuovo Ulivo: ripeto la voglia di tornare nella stanza dei bottoni, dopo cinque anni di digiuno è il miglior collante a sinistra. In fondo l'Ulivo, all'epoca, nacque allo stesso modo.

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