L o choc più forte (nel suo piccolo) si prepara a quanto pare per chi ha sostenuto e votato il partito di Angelino Alfano.
D'accordo, non parliamo di un fenomeno di massa, ma i suoi aficionados li ha pure Ncd, e ritrovarsi di colpo a cambiare nome e ragione sociale con una svolta di 180 gradi può rivelarsi traumatico: un anno fa o giù di lì hanno fondato, dopo una drammatica scissione dal partito berlusconiano, il Nuovo Centrodestra, e a dar retta ai giornali di qui a poco potrebbero ribattezzarsi Nuovo Centrosinistra. Almeno così sembra, a leggere Repubblica di ieri, che racconta come Alfano & Co. stiano «riflettendo su una exit strategy » che renda definitiva il loro abbandono del campo berlusconiano (dal quale il Cavaliere annuncia: «Forza Italia non la sciolgo, sarebbe un'assurdità») e la loro alleanza con il Pd renziano, soprattutto in caso di elezioni anticipate, e per farlo - spiegano - «dobbiamo cambiare nome al partito». Lo sbocco, a seconda della legge elettorale, sarebbe la coalizione con il Pd o addirittura - se si concretizzasse il premio di maggioranza alla lista e non all'alleanza - l'ingresso dentro il Pd (sempre che Renzi li accolga, ovviamente), laddove si ritroverebbero in ottima compagnia con gli ex montiani di Scelta Civica ma anche con gli ex vendoliani di Sel. Giovanardi e Migliore uniti nella lotta, insomma.
SALVINI E GRILLO CONCORRENTI
Tutto è possibile, nel gran rimescolamento della politica italiana iniziato con l'uscita di scena - causa giudici - di Silvio Berlusconi e con l'ascesa fulminante di Matteo Renzi. Se il premier pensa al «partito della Nazione», che sul Corriere della Sera Massimo Franco descrive come «l'Arca democratica» pronta ad imbarcare naufraghi, Beppe Grillo e Matteo Salvini si contendono l'elettorato di destra a colpi di Ebola e di immigrati da ributtare a mare. Il che può pure venire naturale ai leghisti (che però si ritrovano con un segretario che flirta con la Le Pen ma si dice «comunista», parte con Razzi per la Corea del Nord e torna entusiasta, marcia con Casa Pound ma pure con la Fiom di Landini e che vuol abolire la Padania per allargarsi nell'odiato Sud tramite la «Lega Sorella») ma crea molte crisi di identità ai grillini, in gran parte cresciuti tra Centri Sociali e presidi NoTav. E infatti il partito dei Cinque Stelle, tra epurazioni, contestazioni e svolte a destra, è descritto dai giornali come ad un passo dall'implosione. «Ormai la realtà supera la satira, nel M5S, e gli stessi militanti restano senza fiato assistendo alla degenerazione farsesca della democrazia del web», scrive Sebastiano Messina su Repubblica .
L'ASSO PIGLIATUTTO
«Catch all party» è una delle definizioni più gettonate sui quotidiani di questi giorni: termine coniato negli Usa negli anni Sessanta e un tempo noto solo ai più raffinati politologi, ora è divenuto la formula più in voga per definire il progetto renziano di partito «pigliatutto». Il piano del premier è chiaro: portare a compimento il disegno veltroniano del «partito a vocazione maggioritaria», come ricorda Stefano Folli sul Sole 24 Ore ; chiudere bruscamente l'epoca delle raffazzonate coalizioni caravanserraglio di prodiana memoria e sterzare verso quello che è sempre stato il suo obiettivo: il bipartitismo. «Non basta più il bipolarismo. Pare che Renzi e Berlusconi vogliano puntare dritti verso il bipartitismo», annuncia Roberto D'Alimonte sul Sole . E torna in auge «il partito della Nazione», come en passant lo ha definito il premier. Chi vuole partecipare (dalla Direzione di lunedì Renzi ha rivolto un invito esplicito a Scelta Civica e Sel, ma strizzando l'occhio anche ai transfughi Cinque Stelle) chiuda la sua bottega e sarà accolto, chi non ci sta non pensi di essere recuperato in improbabili alleanze. Ma anche Renzi deve stare attento e strutturare solidamente il suo «partito della Nazione», avverte Piero Ignazi su Repubblica , perché «più un partito è liquido, più è contendibile». Senza contare che lo spostamento al centro produrrà prima o poi, secondo molti, l'inevitabile scissione della sinistra post Pci, spodestata dal Rottamatore. Al momento però mancano competitor interni ed esterni, e il bipartitismo renziano è in pratica un monopartitismo.
«Cercasi avversari», è l'appello di Antonio Padellaro sul Fatto , che liquida definitivamente Grillo («un grande avvenire dietro le spalle) e vede l'unico barlume di speranza per contrastare il «Renzi che stravince» nella «piazza», quella che «il prossimo 25 ottobre a Roma raccoglierà l'Italia arrabbiata». Quella di Camusso e soprattutto di Landini, che nel gran girotondo della politica italiana piace a Cuperlo e Fassina ma anche a Salvini e magari pure ai suoi amici di Casa Pound.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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