L'ira di 5s e Pd su Conte: "Cerca soltanto visibilità"

La boutade sulla donna al Colle non è piaciuta a molti grillini: un suicidio, mossa decisa da pochi

L'ira di 5s e Pd su Conte: "Cerca soltanto visibilità"

Come un criceto sulla ruota, Giuseppe Conte si muove ma dà l'impressione di girare a vuoto. Una corsa spasmodica per ritagliarsi uno spazio, che sta avendo l'effetto di irritare sia il Pd sia il suo partito, il M5s. In un circolo vizioso in cui ogni uscita rischia di trasformarsi in uno scivolone. L'ultima, la proposta di una «donna al Quirinale», fa rimbombare le lamentele al Nazareno. Un parlamentare del Pd liquida le mosse dell'ex premier alla stregua di «Casalinate per stare sui giornali». Malumori per le iniziative portate avanti in solitaria dal nuovo capo del M5s. La sensazione, tra i dem, è che Conte abbia voluto rompere il patto a tre siglato prima di Natale con Roberto Speranza ed Enrico Letta. Tanto che il deputato Emanuele Fiano replica infastidito e senza lo scudo dell'anonimato all'attivismo dell'ex avvocato del popolo italiano. «Sulle candidature che avanzano i Cinque Stelle, bisogna chiedere ai Cinque Stelle», commenta Fiano. Toni molto diversi rispetto all'unità di intenti professata nel vertice prenatalizio dei giallorossi. La rincorsa di Conte lascia perplesso anche il grosso del gruppo parlamentare grillino. Non solo gli avversari interni conclamati, come l'ex ministro Vincenzo Spadafora che in un'intervista al Corriere della Sera denuncia: «Rischiamo di scendere sotto il 10% se non torniamo ad un'azione politica incisiva». I mal di pancia serpeggiano trasversali. A proposito dell'assenza di una strategia sul Quirinale, la metafora più in voga tra gli eletti è quella del «suicidio». Incomprensibile ai più l'apertura al centrodestra, ribadita a parole ieri dal capogruppo alla Camera Davide Crippa. Un tentativo per spaccare la coalizione di maggioranza relativa e sbarrare la strada del Colle a Silvio Berlusconi. L'appello sulla figura femminile alla presidenza della Repubblica, secondo tanti nel M5s, rischia di aprire le porte a donne di centrodestra come Letizia Moratti o la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. «Conte così sta solo irritando il Pd e per stoppare Berlusconi finirà per sponsorizzare la Moratti o la Casellati», spiega al Giornale un'autorevole fonte parlamentare pentastellata. Mentre, secondo alcune indiscrezioni, la «pupilla» del giurista di Volturara sarebbe la giudice costituzionale Silvana Sciarra. «Ha paura di finire all'angolo e quindi proverà a fare qualsiasi cosa per rimanere nella partita», sintetizza un deputato alla seconda legislatura commentando la strategia del leader. I parlamentari, spaesati, polemizzano ancora sul metodo delle decisioni, prese nei «caminetti con i fedelissimi e i ministri», bypassando i gruppi. Spadafora intravede anche un disorientamento nella base. «Scelte come accedere al finanziamento pubblico, riabilitare la figura di Berlusconi, astenerci al Senato su Renzi e Cesaro, rimettere in discussione i due importanti referendum su eutanasia e cannabis, hanno disorientato non poco il nostro elettorato», attacca l'ex ministro dello Sport. In attesa della convocazione della Direzione e dei gruppi fissata per il 13 gennaio, nel Partito democratico prevale la prudenza. «Per la presidenza della Repubblica prima di un nome serve un metodo», avverte la capogruppo al Senato Simona Malpezzi. Lo schema è sempre quello del «profilo autorevole, europeista, garante della Costituzione, non espressione di una parte». I dem auspicano un accordo largo, sulla base dell'attuale maggioranza, anche perché stavolta il centrosinistra non avrebbe i numeri per dare le carte.

Dal Nazareno nessun veto sulla salita di Mario Draghi al Colle, da subordinare a un patto per proseguire la legislatura con un altro premier a Palazzo Chigi. D'altronde la paura del voto è l'unico collante che unisce il Parlamento più frammentato degli ultimi anni.

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