I complimenti di una signora, soprattuto se si chiama Angela Merkel, fanno sempre piacere. E ancor più piacere fa la dichiarata e piuttosto disorientante invidia dell'ex cancelliera tedesca per quest'Italia mai vista prima: un'Italia che, cresciuta pascolando nelle code di ogni classifica europea, inopinatamente svetta quanto a capacità di governare la pandemia. Il che, giusto per dare la corretta trasposizione pratica del primato, significa aver salvato molte vite umane e averne salvate più degli altri.
Bene, dunque, gli apprezzamenti della signora Merkel, ma va detto che ben altri sono i segni di quest'inedita efficacia e di quest'ancor più inedita riscossione di credito internazionale. Siamo, con Mario Draghi presidente del Consiglio, il Paese più autorevole d'Europa ed ora che il Regno Unito dall'Europa ha ritenuto di uscire siamo anche il Paese europeo considerato più affidabile dagli Stati Uniti d'America. Un'America declinante, d'accordo. Un'America sempre meno al centro della geopolitica globale, non c'è dubbio. Ma pur sempre l'America, il Paese su cui fa tutt'ora perno l'Occidente.
Ebbene, oltre al fatto che, dopo vent'anni di declassamenti, nei giorni scorsi l'agenzia Fitch ha alzato il rating italiano, la notizia è che oggi l'Italia può legittimamente aspirare alla guida dell'Alleanza atlantica. Non accade da cinquant'anni. Il primo ed ultimo italiano eletto segretario generale della Nato fu il liberale Manlio Brosio, in carica dal 1964 al 71. Dopo di lui più nulla. Un barlume di speranza si accese nel 2014, quando Franco Frattini e Jeans Stoltemberg si contesero la carica. Ma come si accese, in un soffio la speranza si spense.
Stavolta è diverso. Stavolta l'Italia può contare sul sostegno statunitense e, grazie anche al Trattato del Quirinale che prevede la collaborazione rafforzata tra Roma e Parigi su affari esteri, sicurezza e difesa, sull'appoggio della Francia. Non è un caso che Macron abbia già provveduto a stoppare le ambizioni britanniche di successione al norvegese Stoltemberg.
Il vertice della Nato convocato a Madrid per il prossimo giugno sancirà il nome del nuovo segretario generale, ma la partita, naturalmente, si giocherà prima:
tra gennaio e marzo. Anche per questo sarebbe opportuno che il sistema politico italiano la affrontasse in condizioni di stabilità e che a giocarla nell'interesse dell'Italia fosse Mario Draghi. Da Palazzo Chigi, s'intende.
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