Le drammatiche emergenze economico-energetiche che il Paese sta vivendo non devono far dimenticare l'irrisolto tema delle riforme istituzionali, un tema che la campagna elettorale ha toccato più in modo polemico che ragionato. Il centrodestra ha fatto bene a puntare i riflettori sulla questione, assai cara a Forza Italia, poiché la rigenerazione del nostro sistema democratico non è, come taluni vorrebbero far credere, un argomento di élite ma di popolo, che va affrontato con serietà, epurando la materia da retoriche autoritarie e ideologie sinistre. Ed è giusto che i cittadini sappiano che senza un intervento costituzionale l'Italia continuerà ad avvitarsi nella spirale della crisi politica, condannandosi ad una sorta di paralisi, ad un deterioramento continuo e inesorabile delle articolazioni democratico istituzionali e del tessuto economico-sociale. Credo che l'esperienza dell'ultimo quarto di secolo spinga l'Italia verso un sistema di governo semipresidenziale, un meccanismo atto a ridare protagonismo ai cittadini, a consentire la governabilità e contestualmente a rigenerare i partiti. La paura di un'eccessiva concentrazione di potere nelle mani di una sola figura, lascia il tempo che trova, come dimostra il sistema francese, non certo privo di check and balance. Il rischio, invece, è rappresentato dallo status quo, giacché le derive autoritarie e il distacco fra istituzioni e cittadini sono frutto dell'ingovernabilità, dell'immobilismo, dell'incapacità di reagire con tempismo alle urgenze, fornendo risposte adeguate alle istanze del corpo sociale. C'è da temere la paralisi, l'inerzia, non certo la decisione e la vitalità istituzionale! Il metodo da seguire, però, non è una variabile indipendente, e ripercorrere le strade già esplorate equivarrebbe a condannare ogni nuovo tentativo di riforma ad uno scontro politico esasperato. Per questo, penso che la via maestra sia quella di un'Assemblea costituente (in alternativa, la Bicamerale) che tenga conto dell'indirizzo popolare preventivo.
Siano i cittadini a indicare la rotta, come fecero nel '46 quando scelsero tra Monarchia e Repubblica, attraverso la celebrazione di un referendum di indirizzo: scelgano loro la forma di governo, si pronuncino sull'organizzazione federale o centralista dello Stato. È un'idea possibile, certo non la sola, che parte da un assunto. Serve un percorso condiviso, popolare, che tenga insieme metodo e merito.Stefania Craxi, Senatrice di Forza Italia.
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