M5s, 7 senatori non in regola coi rimborsi. La Lega li tiene d'occhio

Entro il 31 dicembre sette senatori pentastellati dovranno mettersi in regola con i rimborsi e i contributi all'associazione Rousseau. Se non lo faranno, potranno anche essere espulsi dal Movimento. E la Lega è pronta ad accoglierli

M5s, 7 senatori non in regola coi rimborsi. La Lega li tiene d'occhio

Non bastavano i tre senatori appena passati alla Lega. Adesso, nel Movimento 5 Stelle c'è un altro problema. Legato ai rimborsi. E ad altri sette onorevoli a Palazzo Madama che potrebbero essere "costretti" a fare le valige. Magari verso il Carroccio, come già successo ai colleghi Ugo Grassi, Francesco Urraro e Stefano Lucidi. Questa volta, però, le pedine dello scacchiere politico non si muoverebbero da sole. Ma su input dello stesso Movimento, a causa di una questione che divide spesso il M5s: i soldi.

Come riporta Il Messaggero, la "stabilità" del governo auspicata dal capo politico Luigi Di Maio è messa a serio rischio dalla mail che sta per essere inviata a sette senatori grillini. Mail con cui i parlamentari saranno avvisati di mettersi in regola con i rimborsi al partito e i contributi all'associazione Rousseau. Rispettivamente 2mila e 300 euro al mese, da moltiplicare per il numero di mesi in cui versare la quota. Il termine? Probabilmente entro "e non oltre" il 31 dicembre. A cui manca poco più di una settimana.

Bisogna far presto. In caso contrario, scatterà il "processo" da parte dei probiviri. Con sanzioni disciplinari che potranno arrivare fino all'espulsione di chi non regolarizzerà la propria posizione. I "rei" sono molti. Basta cliccare sul sito www.tirendiconto.it per scoprire che sarebbero addirittura sette i senatori grillini a non avere versato, nell'anno in corso, neppure un euro: si tratta di Vittoria Bogo Deledda, Cristiano Anastasi, Lello Ciampolillo, Luigi Di Marzio, Fabio Di Micco, Michele Giarrusso e Pietro Lorefice.

Hanno 10 giorni per onorare il proprio debito con il Movimento. Altrimenti sono fuori. Dal partito, s'intende. Non dal Senato, dove continuerebbero a esercitare regolarmente il proprio mandato parlamentare. Magari nel gruppo misto. O, perché, no, nella Lega, che da qualche settimana guarda con grande attenzione a ciò che succede nel M5s, sempre più spaccato in due. Da una parte i fedelissimi di Di Maio, dall'altra chi non ha digerito l'alleanza con il Pd e vanta un'affinità culturale ed elettiva con il Carroccio.

Poi c'è il caso di Gianluigi Paragone, che vive ormai da separato in casa. Da tempo si rincorrono le voci di un suo imminente cambio di casacca. Al momento l'ex direttore de La Padania rimane al suo posto, ma ormai è rottura totale con i vertici del Movimento. Dunque, per la sua uscita dalla maggioranza, potrebbe essere solo questione di tempo.

Ma la diaspora grillina non riguarda solo il Senato, dove i numeri sono risicati.

Ma anche a Montecitorio, dove gli onorevoli grillini a non aver versato neppure un euro sarebbero addirittura 13, compreso il ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, che periodicamente minaccia di abbandonare l'esecutivo se la manovra non consegnerà al suo dicastero i 3 milioni promessi. Alla fine, è sempre una questione di soldi...

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