Il M5S pronto a spaccarsi di nuovo sul Mes

L'ala sovranistra del M5S, guidata da Alessandro Di Battista, è pronta a fare fuoco e fiamme qualora il premier Conte volesse davvero puntare sul Mes

Il M5S pronto a spaccarsi di nuovo sul Mes

La maggioranza traballa. Se da un lato Matteo Renzi ha praticamente dato l’avviso di sfratto al premier Giuseppe Conte, dall’altro le mosse di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni puntano a spaccare il Movimento Cinque Stelle sul Mes.

Mes, la trappola che arriva da Bruxelles

L’ala sovranista dei pentastellati è sul piede di guerra. Se, in un primo momento, la linea tracciata dal presidente del Consiglio era “No Mes, sì eurobond”, dopo il Consiglio europeo che ha partorito il Mes ‘senza condizionalità’ il governo giallorosso ha assunto una posizione più attendista. Di fatto, il Pd e i renziani hanno confinato in un angolo l’ala sovranista del M5S e Conte, per ora, ha preso tempo. Dapprima ha assicurato che un eventuale ricorso dei famosi 35-37 miliardi di euro del Mes per finalità medico-sanitarie sarà votato in Parlamento, poi ha fatto una breve e trionfalistica conferenza stampa per festeggiare il sì al ‘recovery fund’. In questi giorni, però, Repubblica ha reso noto che, nelle linee guida del Mes, si parla esplicitamente di “sorveglianza rafforzata” da parte di Commissione europea e Banca centrale europea nei riguardi di quei Paesi che decideranno di accedere ai prestiti del fondo. “Un richiamo alla vecchia Troika (manca l’Fmi)”, commenta Repubblica, “che in teoria potrebbe portare alla richiesta di un doloroso programma di aggiustamento macroeconomico”. Poi, è arrivata la precisazione del commissario all’Economia, Paolo Gentiloni secondo cui Bruxelles "sarà chiamata a vigilare la coerenza delle spese che verranno effettuate e gli obiettivi di spesa e prevenzione in campo sanitario".

La fronda M5S del sovranista Di Battista

In sintesi, il Mes tornerà a dividere la maggioranza. Basti pensare che, quando Fratelli d’Italia ha presentato una mozione che impegnava il governo a non ricorrere al Mes, le defezioni in casa grillina sono state parecchie. Secondo quanto rivelato dal quotidiano Il Tempo, il dissenso non avrebbe riguardato solo sette deputati grillini bensì una ventina, come risulterebbe dai tabulati di Montecitorio. In 15 si sarebbero astenuti o avrebbero tolto la propria tessera per risultare assenti ed evitare che il loro dissenso diventasse ancor più evidente. L’ala sovranista, guidata dal ‘barricadero’ Alessandro Di Battista ha tutti i numeri per far andare sotto il governo. L’ex deputato grillino è riapparso con un post su Facebook nel quale si diceva contrario alla riconferma di Claudio De Scalzi alla guida dell’Eni."Ci hanno chiamato giustizialisti e manettari, ci hanno accusato di essere eccessivamente rigorosi. Ma in un Paese come il nostro era necessario che una forza politica mettesse nero su bianco che solo chi ha la fedina penale pulita può rappresentare i cittadini nelle istituzioni", ha scritto ‘Dibba’ trovando subito il sostegno di alcuni big come le ex ministre Giulia Grillo e Barbara Lezzi, l’ex numero 2 della piattaforma Rousseau Max Bugani e il senatore dissidente Mario Giarrusso. Quest’ultimo, di recente, è stato espulso dal Movimento, ufficialmente per un problema legato ai rimborsi, ma di fatto perché considerato troppo scomodo per le sue posizioni antigovernative. All'appello dell'ex deputato grillino si sono uniti anche l’europarlamentare Ignazio Corrao e tanti altri parlamentari tra cui Maria Edera Spadoni, Federica Dieni, Pino Cabras, Tiziana Drago e Nicola Morra.

Poco dopo, proprio mentre il governo Conte era alle prese con una difficilissima trattativa con l’Unione Europea per ammorbidire le posizioni dell’asse rigorista tedesco-olandese, il senatore Elio Lannutti e l’eurodeputata Piernicola Pedicini, hanno diffuso un documento anti-Mes firmato anche da altri 21 deputati sovranisti. Un documento dal titolo “Proposte di riforma e salvezza nazionale ai tempi del Covid-19” che, come si legge sulla Stampa, ha suscitare le ire dell’ala filogovernativa dei pentastellati in quanto non lascia scampo a difficili interpretazioni. Nella prima parte si chiedono “investimenti nell’immediato”, mentre nella seconda si affronta il tema delle “ulteriori proposte su scala europea”, ma il tutto parte da una premessa inderogabile: “No al Mes”. Al punto 10 del documento si chiarisce: “In una crisi sistemica come questa non c’è fondo salva-Stati che possa reggere” e, pertanto, si chiede la “revisione totale dei vincoli di bilancio Ue partendo dal Patto di stabilità e archiviando il concetto di deficit strutturale”. Al punto 11, invece, si invoca la “revisione del quadro finanziario pluriennale Ue, con assoluta contrarietà alla contribuzione netta dell’Italia al bilancio Ue, poiché – scrivono i grillini sovranisti – da quando esiste questo strumento l’Italia ha lasciato sul piatto decine di miliardi di euro a favore di altri Paesi”.

Come Conte punta a salvarsi

Conte mira a far approvare il Mes inserendolo in una votazione che comprenda tutto il pacchetto di aiuti provenienti da Bruxelles: Sure, Bei e Recovery Fund. Il premier si fa forte del sostegno che gli ha concesso Beppe Grillo che, a conclusione dell’ultimo eurosummit, ha twittato:“Forse l’Europa comincia a diventare una Comunità. ‘Giuseppi’ sta aprendo la strada a qualcosa di nuovo. Continuiamo così!”.

Vito Crimi e Luigi Di Maio, intanto, fanno quadrato attorno al premier dopo le critiche di incostituzionalità dei DPCM avanzate da Renzi e da una parte del Pd sempre più insofferente di fronte al decisionismo solitario di Palazzo Chigi. Decisionismo che potrebbe avere i giorni contati.

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