Macron si giustifica. Opposizioni scatenate "Servo di McKinsey"

Il presidente nella bufera contrattacca: "Non credo di essere al centro dell'indagine"

Macron si giustifica. Opposizioni scatenate "Servo di McKinsey"

Sfoggia sangue freddo, Emmanuel Macron. In favor di camera, a 24 ore dallo scoop di Le Parisien che ha dato conto di due indagini per finanziamento illecito delle sue campagne elettorali, 2017 e 2022, resta saldo su convinzioni granitiche. Dice di non essere «al centro dell'inchiesta» che lo vede coinvolto (anche in presunti favoritismi) e di ritenere anzi «normale che la giustizia faccia il suo lavoro». Insomma «nulla da temere».

La vicenda che lo lega a doppia mandata alla società di consulenza americana McKinsey, però, è tutt'altro che irrilevante ai fini della sua immagine di presidente di tutti. E il suo invidiabile ottimismo, con l'invito ai magistrati a «far luce fino in fondo» dopo il no comment iniziale, tradisce il timore d'essere messo sulla graticola della storia; come Nicolas Sarkozy, condannato anni dopo aver lasciato l'Eliseo, o di finire infangato come altri leader, da François Fillon a Jacques Chirac. Per ora, l'affaire giudiziario - il primo di un certo peso per Macron - offre assist alle opposizioni: Jordan Bardella, neopresidente del Rassemblement National (il partito di Marine Le Pen), lo accusa di aver affidato la Francia «a dei liquidatori, a dei predatori», e ribadisce il punto già sollevato alle scorse presidenziali da BleuMarine, e cioè che le società di consulenza a cui i governi di Macron hanno attinto con costanza «non lavorano nell'interesse della nazione e del popolo francese». A McKinsey la magistratura aveva infatti già contestato di non aver pagato le dovute tasse in Francia tra il 2011 e il 2020. E rivolgersi assiduamente a una società su cui pesano dubbi di aver frodato il fisco francese, per un presidente della Repubblica non è il massimo. Il punto che lambisce ora Macron è però un altro, le «condizioni di intervento di uffici di consulenza» per la sua ascesa politica.

Si sospetta cioè che McKinsey, con alcune prime file, avrebbe lavorato gratuitamente per il candidato di En Marche, per ottenere poi commesse milionarie durante il mandato all'Eliseo. E se l'articolo 67 della Costituzione garantisce al capo dello Stato l'immunità penale finché in carica, e non può essere sentito dalla procura, il presidente risponde intanto ai cronisti: «In campagna elettorale ascoltiamo magistrati, giornalisti, varie professionalità...». Si giustifica per la prima volta, Macron. Prova a spiegare. E messo alle strette, ieri a Digione, si definisce infine un «servitore» della Francia. Cerca l'empatia, ma trova davanti a sé un muro di realtà: con lui le consulenze private sono infatti più che raddoppiate tra il 2018 e il 2021, con un record di spesa pubblica di oltre 1 miliardo l'anno scorso.

McKinsey è stata tra le società più coinvolte dalla République anche durante la pandemia da Covid-19. Punto centrale, questo, nella bagarre politica. Tra le accuse delle opposizioni c'è infatti pure l'aver subìto la sua influenza nelle scelte sui vaccini. E ieri, l'Assemblée ha sospeso la seduta che avrebbe potuto indicare il ritorno in ospedale di circa 15 mila operatori no-vax, da un anno senza stipendio. L'estrema sinistra «Nupes», primo gruppo parlamentare di opposizione, non ha potuto far votare il reintegro gridando all'ostruzionismo dei macroniani. Macron invoca basi «scientifiche» e non una scelta politica. «Ma allora chi decide? McKinsey?» Si attende la decisione dell'Authority.

Intanto grida in aula e scarsità di medici nei servizi pediatrici, sommersi da casi di bronchiolite tra neonati (a cui il governo ha risposto stanziando 400 milioni, invece dei 150 annunciati) si aggiungono alle agitazioni sindacali, ai prezzi imprevedibili della benzina e alla polemica sul decentramento dei poteri.

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