Maestra presa di mira dalle colleghe: "Per colpirmi bullizzavano mio figlio"

Nella chat le due insegnanti insultavano e deridevano il bimbo

Maestra presa di mira dalle colleghe: "Per colpirmi bullizzavano mio figlio"

Milano Screzi con una collega che si trasformano in aperta derisione del figlio, alunno nella stessa scuola.

La Provincia Pavese titola sul bambino «bullizzato dalle sue maestre» e non si parla d'altro oggi a Pavia, dopo che sulle cronache locali, e ormai non solo su quelle, è emersa questa brutta storia che ha preso piede nei mesi scorsi dentro, la scuola elementare «Carducci», ottimo istituto del centralissimo corso Cavour.

All'origine di tutto ci sarebbero dei «normali» dissapori fra insegnanti. Episodi di scarsa collaborazione, forse piccole-grandi antipatie personali o liti, questioni probabilmente fisiologiche più o meno in ogni ambiente di lavoro, ma sfociate in questo caso in qualcosa di più e di più delicato, che ha coinvolto anche un bambino, iscritto nella stessa scuola e figlio di una delle docenti.

Da un'antipatia professionale per una collega, insomma, la questione sarebbe purtroppo passata a una sfera più grave, per quella che appare come una specie di «ripicca». Nei mesi precedenti alla scoperta, a quanto pare, i genitori del bambino avevano notato un certo inspiegabile nervosismo, dovuto - a detta del piccolo - proprio a difficoltà con le maestre. Quindi le prime avvisaglie della vicenda sarebbero sorte in autunno, fra ottobre e novembre, quando la famiglia ha pensato a qualcosa di passeggero. Poi la scoperta, piuttosto scioccante.

Sarebbe stata la stessa mamma-maestra a rendersi conto di tutto, fortuitamente, restandone sconvolta, a fine febbraio, quando - come riporta la Provincia - avvicinandosi per puro caso a un computer della scuola, si è imbattuta in una chat di «whatsapp» rimasta aperta proprio su uno scambio di messaggi dal tono derisorio e a quanto pare offensivo, una conversazione che aveva al centro proprio suo figlio, che secondo quanto riportato sarebbe stato definito addirittura «pirla» e «bambino di m...» e ritratto anche in una foto, «seduto al banco con le braccia incrociate e lo sguardo basso dopo aver ricevuto una punizione».

Brutta faccenda, un atteggiamento del genere, che avrebbe i tratti dell'umiliazione rivolta a un alunno, a un bambino, da parte di adulti preposti alla sua educazione e cura.

Letto il tutto con grande stupore, la mamma insegnante avrebbe salvato in qualche modo quel materiale visto «per caso» sul computer, e incassato il «duro colpo» ha deciso di reagire.

La famiglia del piccolo adesso è intenzionata a far valere i diritti suoi, e del figlio, in tutte le sedi preposte, non solo e non tanto la dirigenza scolastica dell'istituto comprensivo, ma anche l'Ufficio scolastico regionale e provinciale, ma anche il Difensore civico regionale e pure la Diocesi, indirettamente interessata per via di una docente di religione. Nei prossimi giorni la famiglia dovrebbe decidere di depositare l'esposto anche in Questura.

«La scuola dovrebbe essere un luogo in cui i minori

sono sempre tutelati, ancor più che a casa. I fatti, se accertati, sono imbarazzanti». Così ha commentato la vicenda, imbarazzante a dir poco, un sindacalista della Uil scuola, Luigi Verde, interpellato dal giornale pavese.

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