Mariupol, nave italiana bloccata con l'equipaggio dal 24 febbraio

Il mercantile Tzarevna dell'armatore Cosulich rischia di essere confiscato (carico incluso) dai russi

Mariupol, nave italiana bloccata con l'equipaggio dal 24 febbraio

Una nave mercantile italiana è bloccata dallo scoppio della guerra in Ucraina a Mariupol, sul mar d'Azov. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera la nave in ostaggio ha un equipaggio di tredici uomini a bordo (non è chiaro se ci sia qualcuno di nazionalità italiana) Si tratta della Tzarevna, che batte bandiera di Malta ma appartiene all'armatore italiano Augusto Cosulich, presidente di una compagnia di navigazione genovese.

La Tzarevna era a Mariupol per caricare 15mila tonnellate di acciaio prodotti dalla Azovstal, la fabbrica che nelle settimane successive sarebbe diventata il simbolo della resistenza ucraina all'occupazione da parte dei russi di Mariupol. Il carico era destinato a un'azienda di San Giorgio Nogaro (Udine). Il 24 febbraio, mentre la Tzarevna si apprestava a salpare, la Russia ha invaso l'Ucraina e la nave è rimasta ancorata nel porto sul mar d'Azov. Un mese dopo, il 24 marzo la società armatrice Cosulich ha fatto sapere che la nave aveva subito danni, seppur lievi, a causa di un bombardamento.

«La nave è ancora a Mariupol e stiamo negoziando con la Repubblica del Donetsk per cercare di portare via la nostra nave - ha riferito qualche giorno fa a un'agenzia Cosulich - che rischia di essere nazionalizzata, cioè confiscata, e in tal caso il danno economico sarebbe di 20 milioni di euro, 8 per il valore del cargo e 12 milioni per le bramme di acciaio. Ci sono ancora problemi tecnici: una gru bombardata da spostare e un dragaggio da effettuare per permettere alla nave da uscire. Io sono ottimista, apprezzo che la diplomazia tra noi e loro sia iniziata». Sono infatti in corso trattative con le autorità locali per sbloccare la situazione che dall'inizio della guerra ha fatto segnare il passo.

«Lo scenario peggiore - prosegue Cosulich è di perdere nave e carico. Speriamo di non perdere il carico, che non ce lo rubino e che non ci portino via la nave, ma siamo imprenditori e gli imprenditori hanno i momenti di buio e quelli buoni, ma non siamo tipi che mollano.

Ma ricordo che questa vicenda non è niente di importante, sono solo soldi, rispetto alle cose realmente tragiche come il fatto che questa guerra non sembra avere una fine e che la gente continua a morire. Per quanto riguarda la nostra nave, mese più, mese meno, prima o poi la liberiamo». L'equipaggio sarebbe in buona salute ed è stato anche «rinfoltito in attesa di ripartire prima possibile».

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