Medicina meno "chiusa": test d'ingresso dopo 6 mesi

Esame, periodo propedeutico, numero di iscritti: le novità in vista. Dottori contrari: "Le università non sono pronte"

Medicina meno "chiusa": test d'ingresso dopo 6 mesi
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Dopo 27 anni di test di medicina, cambiano le regole sul numero chiuso. Il Comitato ristretto della commissione Istruzione del Senato ha adottato il testo base per la riforma dell'accesso alla facoltà universitaria.

Il quiz di ingresso non ci sarà più. Chiunque potrà iscriversi al primo semestre e seguire le lezioni sia propedeutiche, come la fisica medica, sia professionalizzanti, come l'anatomia. Alla fine del primo semestre, gli studenti dovranno sostenere un esame ed entreranno in graduatoria (nazionale) per l'ammissione al secondo semestre. Il provvedimento fa anche un cenno al «potenziamento delle capacità ricettive delle università» ma questo aspetto è ancora da declinare. Chi non passa il test potrà seguire gli studi in area biomedica, sanitaria, farmaceutica, veterinaria, otterrà il riconoscimento dei crediti e potrà sperare nel ripescaggio di giugno. Oppure potrà ritentare il test più avanti.

«Trasparenza, equità, merito: è su questi principi che il governo ed il Mur vogliono riformare l'accesso a Medicina combinando le legittime aspirazioni degli studenti alle necessità del sistema sanitario - spiega il ministro all'Università Anna Maria Bernini - Sappiamo che nei prossimi anni potremo formare almeno 30mila futuri nuovi medici. Stiamo lavorando ad una riforma strutturata che superi il numero chiuso e punti all'eccellenza formativa e alla valorizzazione delle competenze. Siamo sulla buona strada».

L'Ordine dei medici non è pienamente d'accordo con le nuove linee. «Siamo contrari a togliere il numero chiuso tout court, ma dall'esame del testo apprezziamo il tentativo di ancorare l'accesso alla Facoltà al fabbisogno del Servizio sanitario nazionale e a quelle che sono le disponibilità delle borse di specializzazione. Proponiamo di anticipare il primo semestre di Medicina nei mesi precedenti l'anno accademico coinvolgendo le scuole superiori e le università. In questo modo i ragazzi si potrebbero preparare durante la scuola agli esami di chimica, fisica e biologia con un percorso formativo ad hoc. E poi in base ai risultati si può costruire la graduatoria per l'accesso a Medicina» spiega Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi. «Se togliamo il numero chiuso, le università non reggono, ma della proposta possiamo recuperare l'anticipo del semestre. Un punto d'incontro che facciamo nostro».

Contenti per la decisione sono invece i membri del Codacons: «Da anni conduciamo questa battaglia contro gli assurdi limiti all'accesso alle università, battaglia sfociata in numerosi ricorsi al Tar che hanno visto riconoscere i diritti degli studenti - spiega il presidente Carlo Rienzi - I test di accesso servono oramai

solo a riempire le casse degli atenei attraverso il business delle prove di ammissione, e sono dannosi per il paese e per il sistema sanitario, dal momento che in Italia si assiste da tempo ad una grave carenza di medici».

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