Meloni in Etiopia "Un ruolo più forte dell'Italia in Africa. E presto arriverà il Piano Mattei"

L’incontro col premier Abiy Ali. Oggi vertice a tre con la Somalia.

Meloni in Etiopia "Un ruolo più forte dell'Italia in Africa. E presto arriverà il Piano Mattei"

Sull'altopiano, a 2400 metri di quota, in un luogo per molti versi simbolico, ecco Giorgia che non ha paura di parlare del passato. «L'Etiopia è un Paese la cui stabilità è fondamentale, con il quale l'Italia vanta una storica relazione che io intendo rafforzare ulteriormente». Ma lo sguardo è al futuro. «Qui sono presenti le nostre aziende con investimenti e infrastrutture. C'è un sostegno economico del quale questa nazione ha bisogno, c'è un'ottima amicizia con il premier Abiy Ahmed Ali - è la terza volta che ci incontriamo - e c'è la necessità di un nostro ruolo più robusto». Aiuti, soldi, partenariato, un impegno di Roma per Addis Abeba e per l'intero continente. «A ottobre - annuncia la Meloni - durante il summit intergovernativo Italia-Africa, presenteremo il Piano Mattei per l'Africa». E un occhio è puntato pure sul presente, e cioè sui barconi che arrivano in Sicilia carichi di disperati. «Sono molte le materie su cui discutere e le migrazioni sono le conseguenze delle altre problematiche».

Giorgia Meloni atterra di prima mattina, trova bandiere, fanfare, onori militari, tanti tricolori, svariati segni di un legame antico, però pure moltissimi cartelli scritti in cinese. Pechino sta colonizzando il Corno d'Africa, ha già costruito la ferrovia fino a Gibuti, sta aprendo diversi cantieri. L'Europa è un po' assente, l'Italia proverà a rispondere con il Piano Mattei, «un sostegno non predatorio», come lo ha definito Giorgia. «Penso che sia lo strumento giusto, che produca più dello sforzo che richiede per l'interesse nazionale e della Ue e per la stabilità di un continente nel quale forse negli ultimi anni non abbiamo fatto abbastanza e che oggi vede l'ingresso di attori nuovi». Insomma, tocca muoversi e recuperare in fretta le posizioni e i mercati perduti, con l'obbiettivo di pacificare l'area, aprire spazi alle imprese e controllare alla base i flussi. Si tiene tutto insieme, spiega la premier. «C'è un nuovo protagonismo italiano nella zona. Il Corno d'Africa per noi è cruciale e ce ne stiamo occupando, così come facciamo in una situazione assai diversa con la Tunisia». Per scongiurare l'esplosione di queste bombe sociali, la chiave è «offrire una certezza finanziaria che consenta ulteriori investimenti».

Accolta dal premier etiope, la Meloni raggiunge la sede dell'Unione Africana per un colloquio con il presidente Moussa Faki Mahamat. Poi alle 18 si sposta al Palazzo Nazionale per l'incontro ufficiale con Abiy Ahmed Ali. In serata il pranzo d'onore e un faccia a faccia con un il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud. Per oggi l'agenda prevede il vertice trilaterale con Etiopia e Somalia e la visita all'istituto statale Galileo Galilei, che con i suoi 900 iscritti è la più grande scuola italiana all'estero. La premier è il primo leader occidentale ad arrivare ad Addis Abeba dopo la fine del sanguinoso e lungo conflitto del Tigrai. L'Etiopia, «snodo essenziale», 823mila rifugiati e 4,2 milioni di sfollati, è uno degli 11 Paesi africani definiti prioritari per la cooperazione italiana e uno dei principali beneficiari dei fondi degli aiuti per lo sviluppo: più di sessanta le iniziative in corso, per un valore di 265 milioni di euro. La visita era in preparazione da febbraio, dopo l'incontro a Palazzo Chigi con Abiy Ahmed. Seguirà presto una missione imprenditoriale, con lo scopo di sostenere gli etiopi nel programma di riforme e di trasformazione economica.

Ma non basta. «Stiamo lavorando a una serie di iniziative per l'Africa - racconta la Meloni - in tandem con gli Stati interessati, perché vanno sempre coinvolti. Noi offriamo supporti e punti di vista, senza pretendere di avere la soluzione migliore. Dobbiamo agire in collaborazione perché non vogliamo imporre nulla». Il Piano Mattei, ma anche iniziative diplomatiche e di partenariato.

«La conferenza di maggio a New York sarà guidata da Italia e Sudan. Poi ricordo lo Stocktaking Moment, l'evento della Fao che stiamo organizzando a Roma per il 24 e 25 luglio». Conclusione: «Serve una presenza forte qui, nostra e dell'Europa».

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