Meloni: "Fdi primo partito. Grazie"

Gli elettori approvano la candidatura della premier. Lei festeggia con un selfie

Meloni: "Fdi primo partito. Grazie"
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Missione compiuta. Dopo qualche giorno di attesa e fibrillazione per il timore di un pedaggio da pagare e di un effetto boomerang legato alla navigazione governativa, Fratelli d'Italia dimostra grande solidità e si conferma primo partito italiano. Con un risultato che si va consolidando nella notte, FdI non solo bissa il voto delle ultime Politiche, consolidando e confermando il proprio appeal elettorale, ma arriva persino a migliorarlo andando oltre ogni previsione. La terza proiezione notturna assegna al partito di Via della Scrofa una percentuale che oscilla attorno al 28,9%. Una indicazione che sancisce il superamento del risultato del 2022, quando Fdi si era fermato al 26%.

Scommessa vinta dunque per Giorgia Meloni che nella notte fa il segno della vittoria in una immagine sui social e festeggia: «Grazie! Fratelli d'Italia si conferma primo partito e supera il risultato delle Politiche». La presidente di Fratelli d'Italia, d'altra parte, ha deciso di rischiare in prima persona, candidandosi in tutte le Circoscrizioni, mettendoci nome e faccia, nonostante qualcuno le avesse sconsigliato di esporsi e correre un rischio inutile.

«Vogliamo fare a Bruxelles quanto abbiamo fatto a Roma», il refrain ripetuto nelle sue apparizioni televisive e nei pochi comizi elettorali di cui è stata protagonista. Un impegno che tradotto in pratica significherebbe costruire un centrodestra europeo con cui mandare all'opposizione il centrosinistra nelle sue declinazioni continentali, ovvero l'Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici. Obiettivo non facile a guardare il risultato complessivo del centrodestra europeo. Ma la partita non è chiusa. Giorgia Meloni proverà a giocarsi seriamente la partita del «governo europeo» e a giocare un ruolo da kingmaker o queen maker, ovvero risultare decisiva anche nella scelta del prossimo presidente della Commissione europea che potrebbe essere nuovamente Ursula von der Leyen, ma con una coalizione in cui la «quota» di centrodestra potrebbe essere più rilevante. Diventare insomma, come dice Federico Mollicone nella notte, «l'ago della bilancia» nell'agone comunitario.

Se da una parte c'è la partita europea, il voto di ieri ha naturalmente una valenza fondamentale per consolidare l'obiettivo di un governo di legislatura. Superare il 28% rappresenta il viatico migliore per tenere dritta la barra delle riforme e far capire a tutti che il consenso ottenuto nel 2022 non era un fuoco fatuo, ma il segno di una leadership a cui gli italiani guardano senza vacillare, convinti che la stagione di Giorgia Meloni sia soltanto iniziata. D'altra parte quando le era stato chiesto se avrebbe considerato soddisfacente la conferma del voto del 2022 la premier aveva risposto con un sorriso: «26% e sto». È chiaro che questo risultato agirà come un propellente con cui sostenere l'azione di governo e la battaglia cruciale sulle riforme, grande crocevia della leadership meloniana, decisa ad andare al Rischiatutto del referendum, sia pure senza drammatizzarne le conseguenze e l'esito.

Da Via della Scrofa si guarda anche al risultato complessivo della squadra di governo. Il timore era infatti quello di eccedere nella supremazia elettorale, andando così a creare qualche contraccolpo in termini di governabilità.

Avere, come si va profilando, una somma degli addendi più o meno invariata, rispetto al voto del 2022, senza cadute verticali per nessun partito di centrodestra, sia pure con una parziale battuta d'arresto della Lega, rappresenta probabilmente il miglior risultato possibile per Giorgia Meloni e per Fratelli d'Italia.

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