Sostegno all'Ucraina, transizione in Siria, rafforzamento dell'Ue e della sua politica di difesa, consolidamento delle relazioni con l'Africa e annessa questione migratoria. Sono tanti i dossier sul tavolo del faccia a faccia tra Giorgia Meloni e Kaja Kallas, Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza. Tra le due, d'altra parte, il rapporto non è solo cordiale ma anche piuttosto stretto. E si è consolidato negli anni in cui Kallas era prima ministra dell'Estonia, che con la Russia condivide quasi trecento chilometri di confine. Meloni, infatti, ne ha fin da subito apprezzato la linea iper atlantista, non solo pro Ucraina e decisamente anti Putin, ma pure apertamente ostile a qualsiasi ambiguità sul sostegno a Kiev. Un'intesa che non è stata scalfita dalla scelta di Meloni di non sostenerla quando, a fine giugno, il Consiglio europeo si espresse sui cosiddetti top jobs (la premier italiana si astenne su Ursula von der Leyen e disse «no» a Antonio Costa e Kallas).
L'incontro a Palazzo Chigi, dunque, è l'occasione per fare il punto sui principali temi di politica estera e su quelle che saranno le linee guida della Commissione Ue appena insediata. «È sempre un piacere tornare in Italia! Un incontro molto costruttivo. L'Europa ha molte sfide davanti a sé e lavorando insieme siamo più forti», scrive su X Kallas. Che arriva a Roma proprio all'indomani dell'incontro tra Meloni e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (che ieri è stato ricevuto da Sergio Mattarella). E il conflitto tra Mosca e Kiev è uno dei principali argomenti di confronto, nella convinzione che sia necessario ribadire il pieno sostegno alle ragioni dell'Ucraina. D'altra parte, più volte Meloni ha sottolineato che «la pace più giusta è quella che vuole Kiev», spiegando di non vedere alcun segno di un disimpegno americano. La vicepresidente della Commissione Ue, da parte sua, annuncia nuovi aiuti per Kiev: 3 miliardi di euro dal prestito del G7, che poi saranno rimborsati con i proventi dei beni congelati della Russia. «Mosca ha iniziato questa guerra e deve pagarne il prezzo», dice Kallas. Che nella sua visita a Roma (è in Italia per la ministeriale sulla Siria in formato Quint ospitata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani) ha anche un incontro con il titolare della Difesa Guido Crosetto (nella foto). Sul tavolo, infatti, c'è anche il tema della sicurezza delle materie prime e le «ambizioni dell'Ue di fare di più nel campo della difesa e dello spazio».
Inevitabile che nel corso dei diversi incontri si affronti anche la questione dei satelliti a orbita bassa che potrebbero essere forniti da SpaceX attraverso Starlink e che secondo Bruxelles non sarebbero in conflitto con il programma Iris2. Un tema che è stato oggetto di dibattito in Italia e sul quale Kallas non pone alcun veto europeo. «Spetta agli Stati membri decidere con quale fornitore di servizi fare accordi», dice all'Ansa l'Alta rappresentate Ue, derubricando di fatto la vicenda a una questione interna. Non nasconde, invece, quale perplessità sull'attivismo di Elon Musk. Può ovviamente esprimere le sue idee, perché «la libertà di parola è uno dei principi fondamentali dell'Ue», ma «se gli strumenti che vengono utilizzati per interferire nelle elezioni non sono conformi alle regole, allora ci sono chiare conseguenze». Insomma, l'Ue vigilerà.
E proprio a Bruxelles martedì prossimo Meloni lascerà la presidenza di Ecr. Il Council dei Conservatori (circa 45 delegati) si riunirà infatti in tarda mattinata per eleggere come suo successore il polacco Mateusz Morawiecki (unico candidato). La premier italiana, attesa mercoledì ad Abu Dhabi per il Word Energy Summit, parteciperà in video-collegamento per un saluto di commiato e gli auguri di buon lavoro all'ex premier della Polonia.
Sarà quella l'occasione per eleggere i due nuovi vicepresidenti di Ecr (uno italiano) e il futuro presidente (anch'esso sarà italiano) della fondazione New direction che, voluta nel 2009 da Margaret Thatcher, si occupa delle iniziative culturali di Ecr.
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