Migranti, Giorgia non ci sta. "Basita da quella sentenza"

Lo sdegno: "Motivazioni incredibili per rimettere in libertà gli immigrati". E Salvini: "Se un giudice sbaglia, paghi"

Migranti, Giorgia non ci sta. "Basita da quella sentenza"
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Che sia questione giuridica, politica o personale, la decisione del tribunale di Catania che ha accolto il ricorso di alcuni migranti sbarcati a Lampedusa e poi portati a Pozzallo e ha giudicato il decreto del governo «illegittimo in più parti», scatena l'indignazione dell'esecutivo.

L'atto formale è firmato dal ministro Piantedosi, pronto a impugnare il provvedimento del magistrato di Catania, Iolanda Apostolico. Ma una dura presa di posizione arriva da Palazzo Chigi, dalla Lega e da buona parte del centrodestra. L'impressione diffusa è quella di essere costantemente alle prese con un meccanismo che impedisce l'esercizio della volontà popolare. «Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili (le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d'oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto», scrive Giorgia Meloni. «Non è la prima volta che accade e purtroppo non sarà l'ultima. Ma continueremo a fare quello che va fatto per difendere la legalità e i confini dello stato italiano. Senza paura. Siamo di fronte a una pressione migratoria senza precedenti».

Toni ugualmente indignati risuonano nelle parole di Matteo Salvini. «Le notizie sull'orientamento politico del giudice che non ha convalidato il fermo degli immigrati sono gravi ma purtroppo non sorprendenti», dice il leader della Lega. «Già nel 2019, quando ero al Viminale, ci scontrammo con giudici del Tar che cercavano di boicottare i Decreti sicurezza e che sposavano pubblicamente le tesi della sinistra. Il tutto senza dimenticare le rivelazioni di Luca Palamara». E ancora, via social: «Pur di andare contro il governo vanno contro gli italiani. Ma anche un giudice, se sbaglia, deve pagare».

Una linea che viene sposata anche da Forza Italia con Maurizio Gasparri. «La magistratura non può essere un contropotere che cerca di smantellare tutto quello che lo Stato e il governo fanno in nome della legalità». Elly Schlein, invece, punta il dito da sinistra contro un esecutivo che «cerca un nemico al giorno per nascondere le proprie responsabilità».

Sullo sfondo qualcosa sembra muoversi a livello diplomatico dopo lo scontro tra Italia e Germania, sul sostegno finanziario offerto da Berlino alle Ong. Non è stato ancora fissato un colloquio tra Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz, ma gli sherpa sono al lavoro per trovare una soluzione all'impasse. Notizie non confortanti, invece, arrivano a tarda sera dalla Tunisia, principale Paese da cui partono gli sbarchi verso le nostre italiane. Il presidente Kais Saied ha infatti rifiutato la prima tranche degli aiuti finanziari concordati con l'Ue. «Non accettiamo né pietà, né elemosina, ma pretendiamo rispetto», si legge in una nota della presidenza tunisina. Che, ci tiene a precisare, non sarebbe stata condizionata nella scelta dalla «piccola somma offerta».

Il problema, aggiunge il comunicato di Saied, è invece che la proposta di Bruxelles «contraddice» lo spirito dei protocolli d'intesa firmati». Una decisione, quella di Tunisi, che forse l'Ue - né tanto meno Roma - si attendevano. E che non facilita un'intesa con il Paese nordafricano per un maggior controllo delle sue coste.

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