La Francia invia rinforzi al confine di Ventimiglia per rimandarci indietro più migranti possibili. La Germania sospende la distribuzione volontaria dei richiedenti asilo dall'Italia, che alleviava, di poco, il peso degli sbarchi continui. E lo fa sostenendo che siamo noi ad avere bloccato il rientro da Berlino dei migranti approdati in Italia. Di fronte a 116.028 arrivi, fino a ieri, con l'aggiunta dei 4mila sbarcati a Lampedusa in 24 ore è il minimo che potevamo fare per non diventare il campo profughi di tutta Europa. E la staffilata finale che si profila è il tentativo della sinistra e non solo del Parlamento europeo di affossare l'accordo Ue-Tunisia, così l'ondata di migranti diventerebbe uno tsunami.
Tutte mosse politico-migratorie, che danno il via alla campagna elettorale per le europee del prossimo anno. L'obiettivo nel mirino è la premier italiana, Giorgia Meloni, che vuole ribaltare la maggioranza consociativa che governa la Commissione a Bruxelles. La Francia invierà 200 gendarmi in più alla frontiere italiana. Il ministro all'Interno, Grald Darmanin, in visita ieri a Mentone, ha annunciato che «abbiamo avuto un aumento dei flussi del 100%». Anche i militari impegnati nella ricognizione notturna sui punti di passaggio dei migranti, che fanno parte dell'operazione Sentinel, raddoppieranno da 60 a 120. Non solo: le forze dell'ordine francesi adesso utilizzano i droni per monitorare i valichi di frontiera. E un disegno di legge sull'immigrazione che verrà discusso in autunno prevede di espandere a 20 chilometri il limite per il rintraccio e rimpatrio in Italia dei migranti. «Molti mezzi tecnologici, una migliore organizzazione e in primavera, spero, una legislazione che ci aiuterà a lottare di più» ha annunciato con orgoglio Darmanin. Ovviamente i tempi coincidono con l'inizio della campagna elettorale per le europee del 6 giugno.
L'aspetto più paradossale è che la Francia rafforza il dispositivo per i respingimenti alla nostra frontiera occidentale, ma noi al confine orientale non siamo più in grado, di fatto, di riaccompagnare i migranti in Slovenia arrivati lungo la rotta balcanica. «Il governo sloveno ha cambiato colore e fa melina per non garantire più le riammissioni» ha spiegato al Giornale una fonte autorevole che segue l'impasse.
La seconda stoccata è arrivata dalla Germania, che ha deciso lo stop del «meccanismo di solidarietà volontaria» ovvero della selezione dei richiedenti asilo che arrivano dall'Italia secondo una distribuzione seppure minima rispetto agli sbarchi. Il ministro dell'Interno interpellato dal quotidiano Die Welt ha spiegato che «in un contesto di elevata pressione migratoria verso la Germania» e di «sospensione» dei trasferimenti di profughi in attuazione del Regolamento di Dublino, «l'Italia è stata informata alla fine di agosto» dell'arresto e rinvio «fino a nuovo ordine» delle procedure di selezione dei migranti da accogliere nel territorio tedesco.
In pratica la colpa è nostra perché ci rifiutiamo di riprenderci da Berlino i migranti di primo approdo in Italia.
L'ultimo colpo è la seduta del Parlamento europeo che ha messo sulla graticola il memorandum Ue-Tunisia. L'accordo è stato attaccato da socialisti, sinistra, verdi e qualche scheggia della destra. Il capo delegazione del Pd, Brando Benifei, ha sottolineato che l'accordo è preoccupante «nella forma e nella sostanza» ricordando alcune frasi pronunciate dal presidente tunisino Kais Saied contro i migranti.
Solo il gruppo dei Popolari europei ha difeso compatto il memorandum. «La collaborazione serve - ho sottolineato il commissario Oliver Varhelyi - Solo nel 2023 sono state salvate 50mila persone dalla guardia costiera tunisina contro i 34mila del 2022».
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