Milano, quei legami con Boeri dei vincitori del maxi-progetto

La gara per la realizzazione della Biblioteca europea di Cultura: l'archistar era nella commissione giudicante

Milano, quei legami con Boeri dei vincitori del maxi-progetto

«A pensare male - scrive su Facebook un esperto architetto milanese - si fa peccato». Non aggiunge «però si indovina»: ma il concetto è quello. Perché il commento verte sulla storia che da giorni agita il mondo dell'architettura milanese, tra dubbi, gelosie, accuse esplicite. Al centro, la grande opera annunciata con sfarzo dal sindaco Beppe Sala e dall'assessore alla Cultura Tommaso Sacchi: la Beic, Biblioteca europea di Cultura, due navate di cristallo da trentamila metri quadri sull'area di Porta Vittoria. L'idea è vecchia di decenni, c'era un progetto già pagato e poi messo da parte, poi con i fondi onnipresenti del Pnrr tutto è ripartito. Concorso internazionale, quarantaquattro studi di tutto il mondo presentano i loro progetti. Una settimana fa, ecco i vincitori. Al primo posto il progetto presentato da un raggruppamento italiano, con alla testa tre studi di architettura, capofila l'Onsitestudio di Angelo Lunati, e uno studio di ingegneria. I nomi degli autori si sono scoperti solo dopo la vittoria, perché la commissione aveva sul tavolo progetti anonimi. Ma quando saltano fuori i nomi, iniziano i brontolii.

Inevitabili, visto che in ballo - solo per la progettazione - ci sono otto milioni di euro. Ma rafforzati dai legami professionali che i vincitori hanno con alcuni membri della commissione. Soprattutto con il membro più in vista: Stefano Boeri, architetto di fama internazionale, protagonista di alcune degli interventi più importanti compiuti e in corso a Milano, designato a commissario dalla fondazione Beic. Nella fondazione, e qui iniziano i problemi, il socio più forte è il Comune di Milano. Dove l'assessore alla Cultura è Tommaso Sacchi, da sempre tanto legato a Boeri da avere fatto parte della sua segreteria quando l'archistar era assessore, ed averlo poi seguito quando venne estromesso in seguito alla lite col sindaco Pisapia.

Dettagli, rispetto a quanto emerge leggendo chi c'è dietro il progetto vincitore. Due dei professionisti, Angelo Lunati e Giancarlo Floridi, sono in forza al Dipartimento di architettura e studi urbani del Politecnico insieme a Boeri e a un altro dei commissari, Cino Zucchi. In cordata con Lunati e Floridi per la parte di ingegneria c'è lo studio Sce, che ha realizzato insieme allo studio Boeri il grattacielo Rcs e la stazione di Matera e sta lavorando con lui a un progetto a Milano, il «Bosconavigli», e uno a Tirana.

Sempre della cordata vincitrice fa parte lo studio Baukuh di Pier Paolo Tamburelli che era redattore della prestigiosa rivista Domus quando il direttore era proprio Stefano Boeri. Non è la prima volta che Boeri dà prova di apprezzare il lavoro del suo ex redattore: nel 2011, come presidente di giuria, scelse il progetto dello studio Baukuh per la «Casa della Memoria», al quartiere Isola, dedicata alle vittime delle persecuzioni razziali. Insieme, Boeri e Tamburelli partecipano in Svizzera al progetto per la «Grande Ginevra». E non è tutto: della cordata fa parte anche lo studio Yellow Office di Francesca Benedetto. La stessa Benedetto (salvo omonimie) che risulta come assistente universitaria di Boeri (con un biennio di pausa) dal 2010 al 2016.

Il problema non riguarda il solo Boeri. Anche l'altro grande nome della commissione aggiudicatrice, Cino Zucchi, ha rapporti professionali stretti con i vincitori. Zucchi, Floridi e Lunati non sono solo colleghi al Politecnico ma hanno progetti insieme, tra cui un importante struttura di social housing a Settimo Torinese e il padiglione Italia alla Biennale di Venezia. Su un progetto, poi, i protagonisti della operazione Beic si sono ritrovati quasi tutti insieme: Zucchi, Floridi, Lunati e la Baukuh firmano il progetto «Seven Beautiful Orchards» in seno ai laboratori sul futuro dei grandi scali ferroviari milanesi. Per completezza, va segnalato che anche il terzo classificato alla gara per la Beic, Andrea Caputo, ha collaborato in passato con Boeri al Salone del Mobile e nel maggio scorso, quando la gara Beic era già aperta, al concorso per il Parco della Giustizia di Bari.

Sempre gli stessi nomi, insomma, che compaiono e riappaiono in vesti diverse. Tutti milanesi, tutti dello stesso giro: tanto che un altro architetto dubita esplicitamente «che la valutazione dei progetti sia stata condotta correttamente». Ma un dato è certo.

In base al bando di gara, tutti i partecipanti avrebbero dovuto segnalare l'esistenza di rapporti professionali e di colleganza con membri della commissione aggiudicatrice; e i membri della commissione, ove a buste aperte avessero scoperto di avere scelto il progetto di un professionista con cui hanno rapporti, avrebbero dovuto farlo presente prima dell'inizio dei lavori. Non risulta che nessuno dei firmatari del progetto vincente abbia segnalato per tempo i rapporti con Boeri e Zucchi, né che Boeri e Zucchi lo abbiano fatto in seguito.

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