Il «Sì Tav» lanciato dal premier Conte in diretta Facebook ha fatto più rumore della trivella - l'ormai famosa talpa Gea - che da anni scava nelle rocce della Val di Susa per realizzare la galleria per l'Alta Velocità che collega il Piemonte con la Francia. E mentre a Roma il vicepremier leghista Matteo Salvini cantava vittoria, a Torino si scatenava l'inferno, con le dichiarazioni di guerra del movimento No Tav e un tentativo di golpe da parte del Movimento cinque stelle contro il sindaco del suo stesso schieramento, Chiara Appendino, che in queste ore sta facendo di tutto per tenere in piedi la sua maggioranza.
Durissima e inquietante per parole e toni usati, la reazione degli esponenti del popolo No Tav che «avvertono» il premier Conte che, a loro dire «dimostra di non conoscere la determinazione dei No Tav. Non sa quanto costerebbe, non lo sa nessuno, ma sa perfettamente che il debito pubblico aumenterebbe e che creerà un problema di ordine pubblico». «Conte ha ben chiaro - proseguono i No Tav sulla loro pagina Facebbok - che perderà voti e rispetto politico ma dimostra di non conoscere la determinazione dei No Tav». Rincara la dose Alberto Perino, 73 anni e storico leader No Tav: «La tensione in Valle c'è sempre stata e la decisione del premier Conte non cambia niente da quel punto di vista. Quello che però voglio dire a tutti è che facciano attenzione perché se pensano di inasprire le sanzioni e la repressione fanno un grande errore. Se vogliono fare dei martiri in Valle si ricordino che i martiri possono essere molto pericolosi».
Dichiarazioni infuocate, che aumentano la preoccupazione per la manifestazione contro la Torino-Lione prevista per sabato 27 luglio, che concluderà il tradizionale campeggio estivo No Tav «Alta felicità» a Venaus.
E se il movimento No Tav è in subbuglio e dichiara guerra, il M5s non è certo più calmo, con l'aggravante che la dichiarazione del premier sulla realizzazione della grande opera rischia di spaccarlo, tanto che già volano gli stracci tra accuse, veleni, insulti e spasmodiche manovre sottobanco dirette a conservare le poltrone non solo in Parlamento ma anche - o forse soprattutto - nella Sala Rossa del Consiglio comunale torinese, dove il sindaco Appennino ha fatto del no alla Tav una bandiera. Non sarà facile ora, mantenere nervi saldi e poltrona. «Sono sempre stata contraria alla Tav - ha ribadito Appendino - ma sin dal primo giorno della mia campagna elettorale ho detto che un sindaco non poteva bloccarla. Prendo atto che il premier Conte non è riuscito a trovare un accordo con la Francia. L'auspicio è che la mia maggioranza vada avanti, visto che abbiamo tanti temi importanti». E aggiunge: «Ogni consigliere deve legittimamente fare le proprie scelte. Non sono disposta come sindaca ad accettare e firmare un gruppo misto a sostegno della mia giunta, che sia fuori dal Movimento. Tutto il gruppo consiliare è No Tav». Una dichiarazione precisa, che sottintende un palese: «O con me o contro di me». «Io mi fido di Luigi. Luigi è stato chiaro: anche in Parlamento si vota contro la Tav, ma non abbiamo il 51 per cento». Dove Luigi, naturalmente è il leader del M5s Luigi Di Maio. Appendino sente la poltrona tremare ma non cadrà: nessuno vuole il voto anticipato. Buon viso, nonostante il mal di pancia e avanti tutta.
«Non ho mai avuto dubbi sulla realizzazione della Tav - commenta il presidente azzurro del Piemonte Alberto Cirio - Ringrazio il ministro Salvini, anche se credo che Conte ora dovrà rifare i conti con la sua maggioranza».
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