Usa, cresce l'allarme attentati. Ipotesi di dare a Trump la protezione presidenziale

Fino al 5 novembre la strada è ancora lunga e altri potrebbero provare a far fuori Trump. Pure gente seria se è vero, come sostiene l'intelligence, che ci sono indizi su un piano iraniano di attacchi sia fisici che informatici al candidato presidente

Usa, cresce l'allarme attentati. Ipotesi di dare a Trump la protezione presidenziale
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«Adesso il pericolo aumenta. Dopo il secondo tentativo di uccidere Trump, meno pericoloso del primo, ma nel giro di due mesi, subentra l'effetto emulazione che può attirare altri pazzi», spiega al Giornale un veterano dei corpi speciali, che ha lavorato fianco a fianco con il Secret service, il servizio di protezione dei presidenti Usa in visita in Italia. «Mitomani, emuli, suonati vari che pensano follemente di entrare nella storia, e anche gente più ideologizzata vengono aizzati dall'amplificazione dell'evento attraverso i social», osserva l'esperto di sicurezza. «Il resto lo fornisce Trump personaggio divisivo in una società oramai polarizzata - continua - Anche se mi ammazzano diventerò celebre è il ragionamento folle di questa tipologia non professionale di attentatori. Purtroppo il bacino di aspiranti è potenzialmente ampio, quasi impossibile da intercettare e fermare in tempo».

Fino al 5 novembre la strada è ancora lunga e altri potrebbero provare a far fuori Trump. Pure gente seria se è vero, come sostiene l'intelligence, che ci sono indizi su un piano iraniano di attacchi sia fisici che informatici al candidato presidente e persone a lui vicine.

«Il livello di minaccia è alto», conferma Rafael Barros, agente speciale del Secret service nell'ufficio di Miami, in Florida dove si trova il campo di golf del secondo tentativo. Un aspirante attentatore voleva sparare a Trump con un Ak 47, arma da guerra, dotata di ottica da cecchino. Un agente di scorta, in perlustrazione una buca avanti rispetto l'ex presidente, nota la canna che spunta dalla recinzione e spara per primo senza colpire il bersaglio. Il sospetto attentatore, che si trova a 450 metri da Trump, riesce, inizialmente, a dileguarsi imboccando la vicina autostrada, ma poi lo individuano e finisce in manette.

Dopo gli spari dell'agente di scorta, Trump, che sta giocando a golf, viene subito portato via, non come il primo attentato quando un proiettile lo ha ferito all'orecchio, a bordo di una speciale ape car veloce e corazzata. Nel suo club gli agenti lo piazzano al riparo in un luogo sicuro individuato prima.

Questa volta il Secret service ha rispettato i protocolli e l'ex presidente si è incontrato ieri con il direttore ad interim Ronald Rowe per un'informativa sul caso.

Lo sceriffo di Palm Beach, Ric Bradshaw, responsabile per la sicurezza locale ha dichiarato: «Se fosse stato in carica, i protocolli prevedevano di sigillare dall'esterno il campo da golf. Essendo un ex presidente la cintura di sicurezza era quella del Secret service». Un apposito comitato può decidere di elevare ulteriormente la protezione a Trump portandola allo stesso livello di Potus, nome in codice del presidente in carica.

Dopo l'attentato di luglio sono aumentati gli uomini di scorta con le caratteristiche di altezza e preparazione giuste, rispetto al giorno del tentato assassinio. Adesso Trump deve parlare in pubblico dietro una gabbia di vetro antiproiettile. E a New York, se risiede alla Trump Tower, grossi camion della spazzatura vengono piazzati attorno all'edificio come barriera contro le autobombe.

«Solo se vivesse in un bunker sarebbe possibile garantire la sicurezza al 100 per cento - spiega la fonte del Giornale - Trump, al contrario, sembra quasi sfidare il destino esponendosi a possibili pericoli, che se non sono mortali, potrebbero fargli vincere le elezioni portandogli voti».

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