Mirate le difese aeree: siti strategici vulnerabili. Così Teheran diventa una potenza sotto scacco

Jet, droni e virus informatici per accecare i radar nemici. Petrolio e nucleare iraniani più esposti

Mirate le difese aeree: siti strategici vulnerabili. Così Teheran diventa una potenza sotto scacco
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«Days Of Repentance», suona così, in inglese, il nome in codice affibbiato dai comandi israeliani ai raid aerei della notte tra venerdì e ieri sull'Iran. Ma il significato più esplicito arriva da una traduzione italiana che può suonare come «giorni del pentimento» o come «giorni del ripensamento».

Dal punto di vista strategico e militare funzionano entrambe. Missili e bombe dell'altra notte non puntano solo a far pentire l'Iran di aver colpito Israele, il 1° ottobre scorso, con 180 missili balistici, ma anche a farlo riflettere sulle conseguenze di nuovi attacchi. Priva ormai delle proprie difese aree, spazzate via durante la prima ondata di attacchi della scorsa notte, la Repubblica Islamica si ritrova a far i conti con una finestra aperta nei propri cieli. Una finestra in cui aerei, droni e missili israeliani possono tornare a infilarsi causando danni e conseguenze molto peggiori di quelle provocate venerdì notte.

Ma partiamo dall'inizio. Poco prima dell'una di notte, ora italiana, Israele informa Teheran, tramite un Paese terzo, dell'imminente attacco e lo invita - come rivelato all'agenzia Axios da fonti del governo Netanyahu - a non reagire. Intanto i Gulfstream G550 «Nachshon Oron» levatisi in volo dalla base di Nevatim accecano, grazie alle strumentazioni di guerra elettronica e intelligenza artificiale, i radar della contraerea siriana, irachena e iraniana. All'una di notte la prima ondata dei cento aerei messi in campo da Israele, tra cui decine di droni suicidi, spazza via i radar e le postazioni della contraerea distruggendo le batterie di missili Sam 300 russi sparse tra il confine siriano e Teheran.

A quel punto la finestra sull'Iran è spalancata. I primi ad infilarla sono i droni. Verso le 2 di notte l'imboccano anche gli F 15 Raam e gli F35 Adir reduci dal rifornimento in volo terminato dopo il primo balzo di 900 chilometri da Israele al confine iraniano. A quel punto F15 e F35 si dividono una ventina di obbiettivi studiati per ottenere un effetto che garantisca al tempo stesso deterrenza strategica ed efficacia propagandistica. Gli F15 in volo sulle installazioni militari alla periferia di Teheran sganciano ordigni capaci di produrre incendi estremamente ampi per far comprendere alla popolazione l'intensità dell'attacco. Una scelta studiata per controbattere la propaganda del regime iraniano pronto, ieri mattina, a ridimensionare la portata dei raid facendo capire di aver arginato gli attacchi nemici.

Ma tra gli effetti a lungo termine studiati dagli strateghi israeliani non manca il tentativo di rivitalizzare l'opposizione dei gruppi separatisti azeri, arabi e curdi impegnati, seppur con scarsi risultati, nella lotta armata al regime. Non caso alcuni raid vengono messi a segno nelle provincie del Khuzestan nella speranza di innescare la rivolta delle minoranze arabe in lotta contro Teheran. Dal punto di vista strategico i raid più importanti sono però quelli messi a segno dagli F 35 incaricati di radere al suolo le fabbriche dove si producono i componenti essenziali dell'arsenale missilistico iraniano. Un blitz che oltre a disarmare la Repubblica Islamica, rendendo più difficile eventuali future rappresaglie, compromette anche le forniture destinate a Hezbollah, Hamas e alle milizie sciite attive tra lo Yemen e l'Iraq.

L'asse sciita messa in piedi da Teheran per circondare e colpire lo stato ebraico avrà, di qui in avanti, grosse difficoltà a rifornirsi e a colpire Israele. Ma ancora di più ne avrà una Repubblica Islamica che oltre a non poter soccorrere i propri alleati sarà costretta a far i conti con quella finestra spalancata sui propri cieli.

Una finestra attraverso la quale Israele può mettere nel mirino la Suprema Guida Ali Khamenei o colpire quei terminali petroliferi e quelle infrastrutture nucleari che per questa volta ha risparmiato grazie all'intercessione dell'alleato americano.

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