Miss Huawei rientra in Cina da eroina "Grazie a Xi"

È stata accolta come un'eroina Meng Wanzhou al suo ritorno in Cina dopo quasi tre anni di detenzione in Canada.

Miss Huawei rientra in Cina da eroina "Grazie a Xi"

È stata accolta come un'eroina Meng Wanzhou al suo ritorno in Cina dopo quasi tre anni di detenzione in Canada. La figlia del fondatore e numero due del colosso della telefonia Huawei, drappeggiata di un abito rosso fiammante, è atterrata a Shenzhen a bordo di un charter fornito dal governo di Pechino, accolta da decine di persone in visibilio. Il suo ritorno in patria infatti è considerato un grande successo della diplomazia cinese, che per ottenere questo obiettivo ha concesso la libertà a due cittadini canadesi arrestati pretestuosamente qualche tempo dopo Meng Whanzou. E lei infatti ha ha ringraziato il leader Xi Jinping per averla sostenuta negli oltre mille giorni agli arresti a Vancouver.

La vicenda, apparentemente conclusa, va avanti da tre anni. L'inizio nell'agosto del 2018, quando un tribunale di New York emette un mandato d'arresto contro la donna, accusata di aver mentito alla banca Hsbc sul suo partner d'affari Skycom, una società di Hong Kong specializzata in equipaggiamento tecnologico sospettata di intrattenere attività in Iran in violazione delle sanzioni americane. Meng Whanzou è arrestata qualche mese dopo, il 1° dicembre 2018, all'aeroporto di Vancouver, in Canada, su richiesta di Washington. Finisce dapprima in carcere, poi in libertà vigilata con il braccialetto elettronico. Pochi giorni dopo la sua vicenda si intreccia con quella di Michael Kovrig, ex diplomatico, e di Michael Spavor, consulente di affari, arrestati per presunte «attività che minacciano la sicurezza nazionale cinese». Una chiara ripicca per la detenzione della manager. Qualche mese fa i due canadesi vengono condannati: 11 anni per Spavor, non si sa quanti per Kovrig, e anche questa mossa appare come una reazione al fatto che le autorità canadesi hanno nel frattempo respinto le richieste di Pechino per un ammorbidimento delle condizioni di detenzione di Meng Wanzhou. Poi la soluzione, tutta diplomatica: Pechino libera i due canadesi (nel frattempo rientrati a Calgary e accolti dal premier Justin Trudeau), Ottawa fa lo stesso con la manager cinese.

Al di là del clima di festa resta l'impressione di una strategia perversa perseguita da Pechino, che utilizza arresti e condanne arbitrarie di

stranieri come arma di ricatto e trattativa. Naturalmente la Cina la vede in modo differente e parla di «persecuzione politica contro un cittadino cinese con l'obiettivo di sopprimere le compagnie cinesi ad alta tecnologia».

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