Si dice che in guerra tra le prime vittime ci sia la verità, uccisa dalla propaganda. Ma è certamente vero che è comunque facile cogliere le menzogne. E così, quando Vladimir Putin ricicla per l'ennesima volta la storia che lui voleva l pace, aveva accettato le proposte ucraine ma poi Kiev si è tirata indietro, è chiaro a tutti che la verità non alberghi al Cremlino. Secondo la Zar, tramite la Turchia è arrivata a Mosca «una proposta a nome della parte ucraina. Noi abbiamo accettato ma il giorno dopo il capo del regime ucraino ha dichiarato pubblicamente che non ci saranno trattative», per quello che il presidente russo definisce un «comportamento irrazionale e difficilmente prevedibile che rende impossibile fare alcun piano». Poco importa che questa versione sia stata smentita più e più volte. Di fronte a un'opinione pubblica mondiale che spinge per arrivare a una pace, Putin cerca con ogni mezzo di non passare per cattivo, a costo di calpestare la realtà dei fatti. E perseverare.
Putin infatti insiste sul fatto che riguardo alle trattative con Kiev «non ci siamo mai arresi. Siamo sempre partiti dal fatto che in ogni accordo devono essere rispettati gli interessi russi», salvo poi attaccare l'Occidente dicendo che «cominciano a pensare e a valutare la situazione in modo realistico» e specificando che ogni eventuale accordo «dovrebbe essere a favore della Russia. Non faremo concessioni, non ci saranno scambi», ha detto, palesando quindi le sue reali intenzioni con Erdogan che coglie la palla al balzo candidandosi di nuovo come mediatore. Ma le intenzioni reali di Putin sono quelle che hanno spinto Il G7 dei ministri finanziari e dei Governatori delle banche centrali ad approvare all'unanimità il prestito da 50 miliardi a favore dell'Ucraina da erogare a partire da gennaio 2025, grazie all'utilizzo degli asset russi congelati nei paesi occidentali, come detto dal Commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni. «Un segnale all'Ucraina del fatto che il sostegno continua alle porte di un inverno difficile». Vento contrario a un eventuale negoziato, confermato anche dalla scelta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di cancellare la visita del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres a Kiev. Gueterres infatti al vertice Brics di Kazan ha incontrato Putin a quattrocchi dopo essere stato immortalato mentre si esibiva in un ossequioso saluto al leader russo, con tanto di inchino, suscitando rabbia e indignazione a Kiev.
Intanto sul campo, a tenere banco è il caso Corea del Nord. Il viceministro degli Esteri du Pyongyang Kim Jong-gyu, ha candidamente ammesso che qualsiasi dispiegamento di truppe in Russia sarebbe in linea con il diritto internazionale. «Penso che sia un atto conforme alle norme del diritto internazionale», ha detto, anche senza confermare di fatto la presenza di soldati nordcoreani sul campo come denunciato e dimostrato da più parti. Secondo Bloomberg, di fronte a questa operazione da parte di Kim la Nato potrebbe rispondere con il rafforzamento del sostegno all'Ucraina e anche lo sviluppo di partenariati nella regione dell'Indo-Pacifico. Lunedì la Corea del Sud presenterà ai funzionari dell'Allenaza una parte dei dati di intelligence sul trasferimento delle truppe nordcoreane in Russia, poi si valuterà il da farsi. La stessa Corea del Sud ha espresso preoccupazione per la firma del trattato di partenariato strategico globale tra Kimn e Putin che include la clausola che impegna le parti a fornire supporto militare «senza indugio» in caso di attacchi.
Non a caso Seul starebbe valutando concretamente l'idea di scendere in campo a sua volta fornendo armi a Kiev mentre il cancelliere tedesco Scholz ha definito «preoccupante» la presenza di truppe nordcoreane in Ucraina, spiegando che «non si può sottovalutare la cosa».
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