«Mi hanno linciato ancora prima di partire. Sto lavorando con i miei contatti da Roma e da Milano, le cose si possono risolvere anche telefonicamente».
Matteo Salvini archivia definitivamente l'ipotesi di un viaggio di pace a Mosca, una missione che il leader della Lega aveva cercato di costruire per alcune settimane, finendo poi travolto negli ultimi giorni da un potente vortice di polemiche e dall'accusa di avere tentato di muoversi in solitaria, senza un adeguato coordinamento con il governo. È il Carroccio stesso a passare al contrattacco e a mettere in fila le dichiarazioni e azioni per dimostrare la trasparenza del segretario federale. Nessuno rimarcano fonti della Lega «può sostenere che il pensiero e i contatti di Salvini fossero ignoti. Il 24 febbraio, quando scoppia la guerra, il leader della Lega porta la propria solidarietà all'ambasciata dell'Ucraina a Roma. Due giorni dopo, fa lo stesso all'esterno del Consolato Generale d'Ucraina a Milano. Seguiranno numerosi altri contatti con i rappresentanti di Kiev: il 3 marzo Salvini torna all'ambasciata d'Ucraina a Roma con una delegazione di parlamentari. È il giorno in cui cita espressamente anche l'ambasciatore russo».
Fin qui la ricostruzione dell'accaduto. Ma Salvini ci tiene anche a dare una sua versione a microfoni aperti. Innanzitutto su Antonio Capuano, il consulente che lo ha aiutato a organizzare la missione. «Ha dato una mano più che sulla Russia su altre relazioni, penso all'Afghanistan o al Medio Oriente», dice parlando con Fanpage. «Se volevo incontrare Putin? Mai parlato di Putin, non lo sento da anni, il ministro degli Esteri è uno dei contatti in corso». Ai giornalisti che fuori dal Senato gli chiedono se Lavrov avesse già dato il suo consenso ribatte: «Diciamo che se io volessi potrei andarci domani, a Mosca, a Istanbul». In ogni caso «rivendico di aver fatto incontri nell'esclusivo interesse della pace e dell'interesse nazionale italiano. Dei numerosi contatti con le ambasciate erano a conoscenza tutti e a conferma ci sono delle agenzie di stampa, l'ho detto da Vespa. Voglio far risparmiare tempo al Copasir. Confermo assolutamente i quattro incontri avuti con l'ambasciatore russo, con l'ambasciatore turco, cinese. Ne ho parlato con l'ambasciatore francese». La convocazione davanti al Copasir, in ogni caso, è una ipotesi che il Comitato ha smentito.
Salvini accende anche un fronte polemico con Luigi Di Maio, rivendicando una azione di supplenza rispetto a una attività diplomatica venuta a mancare da parte del titolare della Farnesina. «Il ministro degli Esteri ha partorito un'ipotesi di piano di pace senza padri né madri, mi sembra disconosciuto da tutti. Io umilmente ho cercato di aiutare. Obiettivo era portare a Draghi un'ipotesi di dialogo. Se la diplomazia italiana è in mano a Di Maio che produce piani di pace che durano 3 minuti e vengono cestinati, che insulta le parti in conflitto Mi sono fatto carico delle assenze altrui».
L'ultimo passaggio è sulla tenuta politica del suo partito, una risposta alle indiscrezioni che in questi giorni hanno descritto i suoi colonnelli perplessi in merito alla possibile missione moscovita.
«Cercano di dividerci» ma «per i prossimi trenta anni non ci riusciranno. La Lega è una grande squadra, con stili diversi ma un unico obiettivo: gli interessi del popolo italiano. La Lega è compatta alla faccia di qualche giornalista prezzolato».
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