Il M5S ancora nel caos: Di Maio e Conte sempre più distanti

Movimento 5 Stelle sempre più nel caos. I rapporti con il nuovo leader non sono proprio ottimali: ecco a cosa sta lavorando il ministro degli Esteri

Il M5S ancora nel caos: Di Maio e Conte sempre più distanti

Scricchiola sempre di più l'ormai fragilissimo castello di carte del Movimento 5 Stelle. È ormai diventato un uomo che è riuscito a radicarsi nelle istituzioni, lontano dalle piazze e dai "vaffa" lanciati fino a pochi anni fa. Luigi Di Maio viene definito da molti una figura di palazzo, assolutamente governista e dunque schierato in toto dalla parte di chi tifa per tenere in vita l'esecutivo Mario Draghi fino al 2023. Ma il ministro degli Esteri - raccontano fonti grilline - non può vantare rapporti proprio ottimi con Giuseppe Conte, che invece appare essere sempre più organico a una alleanza di centrosinistra con il Partito democratico di Enrico Letta.

I guai del M5S

La distanza siderale tra Conte e Di Maio è l'ennesima rappresentazione plastica della debolezza dei Cinque Stelle che ormai si presentano spaccati in correnti e bande parlamentari. All'orizzonte tira già aria di disastro: le elezioni amministrative, che si terranno il prossimo ottobre, saranno fondamentali per il nuovo corso grillino e i pentastellati hanno sempre avuto difficoltà sui territori. Non a caso l'ex "avvocato del popolo" ha subito messo le mani avanti. "Il risultato di questo voto non potrà essere significativo per il Movimento, visto che il nuovo corso non ha ancora potuto dispiegare i suoi effetti. Quindi non potrà essere questo un banco di prova", ha dichiarato l'ex premier.

A livello locale, tuttavia, non mancano i primi segnali per i vertici del "nuovo" Movimento 5 Stelle. Quasi quaranta tra attivisti e consiglieri pentastellati dell'Emilia-Romagna, infatti, si sono tirati fuori dalla galassia gialla. Un campanello d'allarme chiaro per Conte che, non a caso, teme che i mal di pancia sui territori possano sfociare in un'altra serie di addii e fughe. A tutto ciò si aggiunge la preoccupazione per possibili ricorsi contro il voto online che ha sancito le modifiche statutarie e quello successivo sulla leadership di Conte: c'è chi potrebbe impugnare le due consultazioni, che si sono svolte sulla nuova piattaforma Sky Vote al posto di Rousseau.

Le mosse di Di Maio

Il processo di istituzionalizzazione di Di Maio ha portato molti a pensare che in futuro possa farsi promotore di un'azione per intraprendere una nuova esperienza lontana dal campo dei 5 Stelle. In tal senso, stando a quanto appreso e riferito da Marco Antonellis per Italia Oggi, le voci di palazzo prendono corpo con il passare del tempo. Non va dimenticato che giorni fa il titolare della Farnesina è stato in "riunione" al mare con il dem Francesco Boccia e Michele Emiliano. E ancora: ieri il ministro degli Esteri è intervenuto in videocollegamento nel corso di un incontro a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, in occasione della presentazione del libro "Il Paese che vogliamo", scritto dal presidente della Regione Stefano Bonaccini che avrebbe ripreso a scaldare i motori "per sostituire Letta e prendere il Nazareno con il supporto degli ex renziani". Quale sarebbe l'intento di Di Maio? Difficile dirlo. Secondo alcuni analisti come Antonellis, l'obiettivo potrebbe essere quello di "'salvare' i peones impauriti dalla chiusura anticipata della legislatura se Mario Draghi dovesse salire al Quirinale".

La partita di Conte

Non sono state settimane facili per Conte da quando ha strappato la leadership del movimento. Col tempo non ha fatto che collezionare soltanto addii. Davide Casaleggio, dopo il divorzio con il M5S, ha sganciato una bomba svelando che l'ex premier sta facendo fatica a trovare persone per le liste, tanto che "si fanno le telefonate per chiedere disponibilità tra amici e parenti". Per capire quale direzione prenderanno i Cinque Stelle molti analisti guardano alla figura di Alessandro Di Battista. Conte lo ritiene "una risorsa importante" e spera possa tornare presto, ma lo storico attivista è stato chiaro: i grillini devono prima togliere la fiducia al governo Draghi.

In difficoltà sul fronte interno, Conte non ha certo fatto meglio su quello esterno. A partire dalla questione Afghanistan, le cui posizioni in merito hanno scatenato infinite polemiche. "Dobbiamo mantenere un dialogo serrato e costante con il nuovo emirato islamico", aveva dichiarato l'ex premier finendo per essere smentito dallo stesso Di Maio. Di figuraccia in figuraccia, anche ieri si è impantanato in un assurdo attacco a Matteo Salvini. "Salvini da ministro dell’Interno sui rimpatri e sull'immigrazione ha fallito.

È un dato di fatto", ha confidato al Corriere della Sera forse dimenticando di aver messo proprio lui il timbro sui decreti Sicurezza nel governo gialloverde. Esempi, questi ultimi, di un leader allo sbando completo.

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