"Navalny ucciso con un pugno al cuore"

I dettagli sul "Times". La madre fa causa al Cremlino. Via alle sanzioni Ue. Lite Mosca-Farnesina

"Navalny ucciso con un pugno al cuore"
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Vladimir Osechkin ha temuto in passato di fare la stessa fine di Navalny, per questo ha scelto di fuggire a Parigi. Nel novembre 2021 è stato inserito in una lista di ricercati da Putin dopo aver fatto trapelare un ampio archivio di documenti, foto e video con centinaia di casi di stupro e tortura di detenuti nelle carceri russe perpetrati da funzionari penitenziari. Osechkin, che dalla capitale francese si occupa di diritti umani violati in Russia, ha le idee chiare su quanto accaduto nella colonia penitenziaria siberiana, e al quotidiano britannico Times spiega che i lividi trovati sul corpo del dissidente sarebbero compatibili con una tecnica utilizzata dal Kgb. «Aleksei è stato obbligato a rimanere in uno spazio isolato all'aperto per quasi 3 ore, con temperature di -27 gradi. A quel punto è stato sufficiente un pugno al centro dello sterno per fermare il suo cuore. Un lavoro pulito».

Intanto il tribunale di Salechard ha ricevuto una denuncia da parte di Lyudmila Navalnaya, madre di Navalny, nei confronti del Comitato investigativo della Federazione Russa per la mancata riconsegna del corpo di suo figlio. L'udienza, a porte chiuse, è prevista per il 4 marzo. Del caso si stanno occupando anche le diplomazie di Italia e Gran Bretagna. Il nostro ministro degli Esteri Tajani ha convocato l'ambasciatore russo Alexey Paramonov alla Farnesina: «Vogliamo chiarezza e capire che cosa è accaduto». L'Italia invita a «porre fine all'inaccettabile persecuzione del dissenso politico» e incassa la risposta russa: «Dalla Farnesina arrivano valutazioni faziose, la morte di Navalny è una questione interna». Da Londra Cameron minaccia che «i responsabili del trattamento brutale di Navalny non si devono illudere, li riterremo responsabili». Downing Street ha congelato i beni esteri di Vadim Kalinin, direttore della colonia penale di Polar Wolf. Il pressing su Mosca arriva anche dai 27 Paesi dell'Ue che hanno trovato un accordo sul 13esimo pacchetto di sanzioni che entrerà in vigore il 24 febbraio, anniversario dell'Operazione Speciale. Il processo è stato rallentato da Orban, che vuole evitare restrizioni su Rosatom, l'azienda russa per l'energia nucleare che fornisce oltre il 50% dell'elettricità ungherese. Le sanzioni si concentrano sulla lotta all'elusione delle limitazioni già imposte, includendo aziende turche, nordcoreane, e di altri Paesi del mondo. Quello con la Cina è un patto commerciale molto produttivo per la Russia: gli scambi tra i due Paesi hanno superato i 240 miliardi di dollari nel 2023. Anche la Russia si prepara (venerdì) ad annunciare nuove sanzioni nel nome di Navalny. Lo ha annunciato il coordinatore del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby. Sulla vicenda Navalny si è espresso anche il dissidente Vladimir Kara-Murza, condannato a 25 anni di reclusione per essersi schierato contro l'invasione dell'Ucraina. Su X accusa Putin di «responsabilità personale» e descrive i carcerieri come «criminali e torturatori».

Le guerre in Ucraina e Medio Oriente, ma anche il caso Navalny dominano l'agenda della riunione dei ministri degli Esteri del G20, in programma ieri e oggi a Rio de Janeiro su organizzazione della presidenza di turno brasiliana. Presenti al meeting i ministri degli Esteri di Russia e Stati Uniti, Sergey Lavrov e Antony Blinken, anche se non è previsto alcun incontro bilaterale diretto tra i due.

Cina e India, invece, sono rappresentante dal viceministro degli Esteri Zhaoxu e dal sottosegretario Muraleedharan. A Rio de Janeiro è prevista la partecipazione anche di diversi ministri dei Paesi dell'Unione africana.

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