Nel polmone trasporti il respiro della metropoli

Gibelli: "Stazioni, seme dei nuovi parchi urbani". Aldeghi: "In strada con le filiali e tanta tecnologia"

Nel polmone trasporti il respiro della metropoli
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Muoversi in città. Anzi, verso la metropoli. Autostrade che entrano nel tessuto urbano, diluendo il traffico con corsie dinamiche; stazioni che sono hub di servizi e si mimetizzano sotto parchi lussureggianti. E poi il carsharing, che dieci anni fa andava per la maggiore e oggi soffre la concorrenza selvaggia, a destra da sinistra, dei monopattini. E le banche che, a dispetto di tutte le previsioni, restano presidi di fisicità. Se ci si indebita per venti o trent'anni per un mutuo è meglio guardare in faccia il proprio interlocutore.

Il futuro è le contraddizioni che lo abitano. Un poker di specialisti, intorno al tavolo moderato da Stefano Zurlo. Andrea Gibelli, presidente del Gruppo FNM, Lorenzo Rossi, amministratore delegato di Movyon, società di Autostrade per l'Italia, Luigi Arcozzi, responsabile mobility & People retail services and Cards di Enilive, Marco Aldeghi, responsabile Dt Milano e Lombardia Nord di Banco Bpm.

«Le stazioni - attacca Gibelli - devono diventare, con la rigenerazione urbana, dei luoghi in cui c'è complementarietà di funzioni con zone ricreative, aree verdi e integrazioni nella logica di campus universitari». Non è uno spot, ma la realtà che si sta disegnando: a Milano Cadorna ci sarà «un parco nuovo sopra la ferrovia che contribuirà a migliorare la qualità dell'aria», annuncia Gibelli. Il dovere, ma anche il piacere. Un taglio dentro la città che, come direbbe Renzo Piano, viene cucito, alberi al posto delle vecchie trincee e un feroce attacco alle polveri sottili, come predicato in apertura del convegno da Stefano Boeri.

Rossi è sulla stessa linea: «Tecnologia invisibile, ma in grado di favorire e semplificare i nostri spostamenti frenetici dentro la città metropolitana che, come ha spiegato sempre Boeri, è l'unità di misura dei problemi di Milano. Oggi le autostrade si infilano sempre più fra le case, per esempio con la quarta corsia dinamica, in funzione del traffico, che viene monitorato grazie a strumenti che «segnalano all'istante se ci sono criticità». Treni e auto, dunque, formano in prospettiva un circuito unico della mobilità. Dentro e fuori i vecchi confini ormai superati. È una piccola, grande rivoluzione ma, parafrasando e riadattando Lenin all'epoca contemporanea, la rivoluzione si fa due passi avanti e uno indietro. Capita con il fenomeno carsharing. Prima il boom, poi l'arrivo di monopattini e bici a pedalata assistita ha messo in crisi quello che pareva un processo irreversibile. Ora, come se non bastasse, il regolamento comunale impone il passaggio della flotta all'elettrico. «Chiediamo al Comune - afferma Arcozzi che si rivolge direttamente al sindaco Sala in platea - di lavorare insieme per rendere più facile l'esperienza del car sharing elettrico». I privati, senza gli interventi del pubblico, non ce la possono fare. E poi c'è il tema, molto italiano, del vandalismo: le auto in carsharing vanno in carrozzeria dieci volte più di quelle di proprietà. Un dato drammatico che da solo vale la presenza al meeting organizzato dal Giornale.

Tocca a Marco Aldeghi, incoraggiato dal sindaco Sala a mettere in gioco la sua banca nell'alleanza pubblico-privato. Zurlo lo sollecita per capire come Banco Bpm possa entrare nel futuro a braccetto della sua esigente clientela. «Banco Bpm - è la risposta che spettina tutte le certezze - è la banca delle famiglie, delle piccole e medie imprese.

Siamo una banca tradizionale che però sta investendo molto in tecnologia». Il risultato? «Il 95% dei bonifici viaggia online, ma il 95% dei mutui si perfeziona in filiale guardandosi negli occhi». Milano smart, ma in certe occasioni anche no.

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