Nella Melitopol "russa" tra prezzi in rubli e vecchi eroi stalinisti

Ritorno al passato nella città occupata. "L'integrazione con Mosca è l'unica strada"

Nella Melitopol "russa" tra prezzi in rubli e vecchi eroi stalinisti

«Lui sapeva come liquidare i banderisti». Il gigantesco manifesto con l'immagine di Pavel Anatolevic Sudoplatov accompagnata da quel monito fin troppo esplicito domina l'ingresso della città e i suoi viali. Il generale sovietico Sudoplatov non era un agnellino. Nato in Ucraina, reclutato dalla polizia segreta sovietica a soli 14 anni, giocò un ruolo da protagonista in tutte le operazioni più sporche dell'era stalinista. E guidò in prima persona la repressione dei compatrioti anticomunisti. A cominciare da Jehven Konovalec, il leader nazionalista a cui consegnò di persona, nel maggio 1938, l'ordigno, celato in una scatola di cioccolatini, destinato a farlo a pezzi. Il messaggio è chiaro. A Melitopol, una città di 150mila abitanti, occupata dai russi fin dal 24 febbraio, non saranno tollerati compromessi. Qui il territorio ucraino sarà Russia o non sarà. Per capirlo basta guardarsi attorno.

Sull'onda delle celebrazioni del 9 maggio la nuova amministrazione ha rispolverato non solo l'immagine di Sudoplatov, ma anche quelle di decine di altri eroi della cosiddetta «guerra patriottica» trasformati in gigantesche icone dell'imminente ritorno al passato. E assieme agli «eroi» sulla piazza del Municipio è tornata a sventolare la «bandiera della vittoria», ovvero la replica del vessillo rosso con falce e martello issato sulle rovine del Reichstag di Berlino nel maggio 1945. Ma il cambio di passo non è solo immagine. Per capirlo basta entrare nel municipio e scambiare quattro chiacchiere con Galina Danilchenko, il consigliere municipale che ha preso il posto di Ivan Fedorov, l'ex sindaco arrestato dai russi dopo il 24 febbraio e liberato in seguito a uno scambio di prigionieri. «Fedorov - ci tiene a chiarire la signora Danilchenko - è stato arrestato perché finanziava un gruppo legato al nazionalismo ucraino e continuava a mantenere i contatti con Kiev, una condotta per noi inammissibile. Il nostro sogno, a differenza di Fedorov, è vedere questi territori integrati nella Federazione russa. E non solo perché i russi sono nostri fratelli, ma anche perché i rapporti e gli scambi economici con loro sono fondamentali per il nostro benessere. Per questo abbiamo già dato il via all'integrazione. Qui il rublo si prepara a prendere il posto della moneta ucraina mentre attendiamo a giorni l'apertura delle banche di Mosca che renderanno più facile il lavoro dei nostri uomini d'affari».

Una trasformazione già evidente nei pochi supermercati della città che hanno riaperto i battenti. Sugli scaffali i prezzi sono esposti sia in grivnie sia in rubli. «È il nuovo corso - spiega una cassiera del Mepa Market - da qualche settimana abbiamo ricevuto istruzioni di accettare entrambi i pagamenti». Ma non è solo una questione di soldi. La russificazione procede veloce anche nelle strade. «Kiev - spiega la sindaca - ha chiuso tutti gli uffici statali compresi quelli del registro automobilistico. Quindi tutte le immatricolazioni avvengono collegando i nostri uffici con quelli russi». Il segno più evidente di questo cambiamento sono le targhe automobilistiche. In attesa dell'apertura del nuovo registro vengono distribuite con parsimonia negli uffici della polizia locale, ma la trasformazione è quanto mai esplicita. Il tridente giallo in campo azzurro simbolo dell'Ucraina è stato cancellato per lasciar posto a nuovi simboli e nuove denominazioni legate alla storia russa. «Quel tridente era una creazione dei nazionalisti ucraini e non ha nulla a che vedere con la nostra tradizione. Per questo - spiega il capo della polizia di Melitopol Alexey Selivanov - abbiamo deciso di sostituirlo con i colori e gli stemmi dell'antico governatorato della Tauria istituito da Caterina la Grande quando conquistò queste terre». E altrettanto evidente è la caratterizzazione conferita alla distribuzione degli aiuti in arrivo dalla Federazione russa.

A consegnarli alle famiglie più bisognose sono i cosacchi di Igor Lisenko «grande atamano» di Melitopol. «Perché - spiega l'atamano - Melitopol rappresenta la nuova frontiera e il nuovo popolo russo. E da sempre nella storia spetta a noi difenderli e proteggerli».

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