Non si contano più i «no» che continua ad incassare Marcello Dell'Utri.
Ieri - mentre a fronte all'aggravamento delle condizioni di salute dell'ex senatore i legali tornavano a chiedere al Tribunale di sorveglianza di Roma una verifica del suo stato detentivo - dalla Corte di Strasburgo è arrivata l'ennesima brutta notizia: nessuna sospensione della pena per motivi di salute per il sempre più malandato Dell'Utri, che sta scontando una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. La Corte europea dei diritti dell'uomo ha respinto la richiesta presentata prima che l'ex parlamentare di Forza Italia venisse trasferito, lo scorso 14 febbraio, nel Campus Biomedico per curare il tumore alla prostata che gli è stato diagnosticato e che secondo i medici sta peggiorando. «È diventato impattante sull'aspettativa di vita del paziente e dimostra una priorità terapeutica non più demandabile», scrivono nella cartella clinica.
La permanenza nell'ospedale della capitale, non starebbe facendo bene a Dell'Utri, che è anche cardiopatico e affetto da diabete. Gli avvocati ritengono piuttosto che «leda i diritti umani», per questo hanno presentato una nuova istanza al Tribunale di Sorveglianza, che dovrebbe pronunciarsi tra oggi e lunedì. L'ex senatore, denunciano gli avvocati Alessandro de Federicis e Simona Filippi, è «piantonato h24, in una stanza illuminata anche di notte, dove non può aprire la finestra». Condizioni che potrebbero rappresentare un ulteriore pericolo per la sua salute, come risulta da una consulenza dell'ex presidente della Società italiana di psichiatria Claudio Mencacci, depositata ieri. «Il rischio - scrive l'esperto - è di applicare ad una persona anziana e gravemente malata una limitazione non comprensibile ed eccessiva che sta cominciando a produrre una reazione di sfinimento emotivo che potrebbe elicitare risposte di tipo depressivo ed ansioso ancora più marcate di quelle attuali». Lo stesso Dell'Utri ha chiesto un intervento urgente in una lettera consegnata al Tribunale in cui sollecita i giudici a pronunciarsi sulla «compatibilità delle attuali condizioni di restrizione». «In quanto le stesse - scrive - non sono più procastinabili e stanno determinando un evidente degrado delle mie condizioni fisiche e psichiche».
Finora appelli e ricorsi non hanno avuto effetto. Ma i legali del fondatore di Publitalia non si arrendono.
Anzi, nei giorni scorsi hanno depositato anche un esposto al Csm contro i sei magistrati che si sono pronunciati sulla compatibilità tra la detenzione in carcere e lo stato di salute di dell'ex senatore, chiedendo di valutare il loro comportamento. «Superficiale e inerte», si ipotizza nella denuncia per violazione disciplinare. Adesso l'ennesima doccia fredda arriva da Strasburgo, che non ha voluto chiedere al governo di sospendere l'esecuzione della pena.
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