«Vorremmo fosse fatta estrema chiarezza in merito a quanto accaduto: qui tutti - ma proprio tutti tra gli oltre 1200 studenti e docenti - condanniamo all'unanimità l'iniziativa di quello striscione che ha esposto la scuola al pericolo di venire demonizzata come se qui si andasse all'attacco delle istituzioni. Un'immagine davvero distorta».
Beh, qualcuno ce l'avrà pure messo...
«Si tratta di soggetti rigorosamente anonimi e molto isolati. Personalmente non li sapremmo individuare e comunque non rappresentano la scuola, ci dissociamo da loro. Agiscono da soli: lo striscione lo hanno messo di pura iniziativa personale».
Sconcerto, indignazione e persino una punta di rabbia malcelata. Alberto parla pacato ma deciso insieme a Sofia, entrambi studenti del liceo classico Carducci di via Beroldo e rispettivamente rappresentanti del «Polo» e di «Mille Papaveri Rossi», le due liste che partecipano alle elezioni interne alla scuola. Dove sabato mattina è stato esposto lo striscione a firma anarchica con i volti della premier Giorgia Meloni e del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara a testa in giù (tra l'altro in una strada a due passi da piazzale Loreto). I due ragazzi sono tra gli estensori di una lettera di risposta e di dissociazione degli allievi dell'istituto a quanto accaduto e poi mandata agli organi di informazione.
Cosa vi ha maggiormente colpito e disturbato di tutta questa vicenda?
«Quanto è accaduto ha spinto molti esponenti politici nelle loro critiche non solo a condannare il nostro istituto, ma anche a intromettersi nella didattica, fatto questo che ha contribuito alla spettacolarizzazione e alla strumentalizzazione della vicenda»
E quindi? Cosa temete?
«Che tutto questo possa coinvolgere su larga scala l'istituto, sul modello di quanto è successo a Firenze e che ha chiamato in causa gli studenti del liceo Michelangelo. I toni del dibattito politico devono cambiare, in questo periodo si sono alzati troppo».
Se quanto è accaduto non vi
rappresenta, spiegate come volete che appaia il Carducci al di fuori della scuola e al di là di questa vicenda.«Quello che è veramente: un luogo di democrazia, libera espressione e soprattutto rispetto reciproco».
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