Onorevole Paola Binetti, un quartiere a luci rosse all'Eur migliorerà le condizioni delle prostitute romane?
«Non credo affatto. L'idea non ha senso. Innanzitutto, sono convinta che la maggioranza di queste donne si prostituisce contro la sua volontà. Soprattutto le straniere, molte minorenni, vengono obbligate sul marciapiede. È questo il vero problema, e dato che non si riesce ad affrontarlo, si vuole legittimare lo stato delle cose creando un concentramento. Che si chiama ghetto».
Meglio le case chiuse?
«Assolutamente no. Anche questa è un'idea ricorrente, ma se possono funzionare in alcune capitali del Nord Europa non fanno parte della cultura, del Dna, di Roma, città dell'antichità e del cattolicesimo, né dell'Italia. La gente viene qui spinta da altri valori e interessi».
Che ne dice della scelta dell'Eur?
«Credo che gli abitanti del quartiere si solleveranno e non se ne farà niente. Immagina il degrado sociale, l'instabilità e la svalutazione delle case in una zona così? Chi ne parlerà a favore, sarà chi abita lontano. È come quando si propongono le case chiuse: che ne penseranno gli abitanti del condominio in questione?».
Ma le strade della prostituzione selvaggia esistono già, con tutti i loro problemi. Spiegano che la zona a luci rosse permetterà maggiori controlli sanitari e le forze dell'ordine distribuiranno preservativi, ma non faranno multe ai clienti.
«Se lo immagina? Fa ridere anche lei, dica la verità. È pura fantasia. La verità è che, mentre cerchiamo di portare sicurezza e servizi in zone degradate, di bonificare il Laurentino 38 o Tor Bella Monaca, sembra un controsenso creare nuovo disagio sociale in una zona come l'Eur».
Di chi è la responsabilità, secondo
lei?«Stavolta pare che l'idea non sia del sindaco, ma del minisindaco locale Andrea Santoro. Non posso prendermela con Marino, che per ora sta in silenzio a monitorare le reazioni per valutare come intervenire».
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