Tra i temi di discussione del nuovo governo, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni non perde di vista le priorità a partire dal caro energia. In un intervento social, il premier ha affermato: «I costi delle bollette sono diventati insostenibili per milioni di famiglie e per molte imprese, giunte ormai a drammatiche decisioni come chiudere o licenziare i propri lavoratori. Il governo è al lavoro per rafforzare le misure nazionali a sostegno di cittadini e attività, con l'obiettivo di far fronte a questa difficile situazione. La nostra priorità è mettere un argine al caro energia e alla speculazione, accelerare in ogni modo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale», concludendo «gli italiani chiedono risposte immediate, e noi gliele daremo. Non c'è più tempo da perdere».
Inizia così a delinearsi il quadro delle misure a cui sta lavorando il governo Meloni che, se da un lato è orientato a proseguire la linea già tracciata da Draghi prorogando gli interventi del ddl Aiuti e il sostegno alle imprese, in particolare quelle energivore. Dall'altro vuole imprimere un'accelerazione in ambito energetico.
In Europa l'esecutivo è intenzionato a portare avanti la linea a favore del tetto al prezzo del gas e a misure come il fondo Sure per l'energia, mentre il riferimento alla speculazione nelle parole del premier è dovuto alla necessità di regole diverse per la Borsa del gas di Amsterdam.
Anche sul fronte interno si lavora su più ambiti di intervento come l'aumento delle rinnovabili accompagnato dalla realizzazione di una filiera nazionale che possa garantire la sicurezza energetica evitando la dipendenza dalla Cina per le materie prime. Va in questa direzione la volontà di realizzare fabbriche italiane di componentistica per le rinnovabili, in particolare per i pannelli solari. Oltre al tema delle componenti, negli ultimi anni ci sono stati problemi di burocrazia e delle proteste Nimby («non nel mio cortile») che hanno rallentato l'installazione di nuovi impianti, un tema su cui già il governo Draghi è intervenuto sbloccando l'installazione di 3 gigawatt e su cui è necessario proseguire.
Intanto sul lato gas continua l'iter di realizzazione del rigassificatore di Ravenna mentre su Piombino, dopo l'approvazione del progetto da parte della regione Toscana, Roberto Cingolani ha espresso parole che non lasciano adito a dubbi definendolo «cruciale» poiché senza il rigassificatore «non saremmo sicuri energeticamente».
Altro punto chiave è l'aumento dell'estrazione di gas italiano. Secondo Assorisorse, la produzione di gas nazionale «potrebbe aumentare da 3,3 miliardi di metri cubi nel 2021 a circa 6 miliardi di metri cubi/anno entro il 2025 e oltre 7 negli anni successivi». Per fare un paragone con il passato, nel 2000 la produzione italiana di gas era pari a 17 miliardi di metri cubi l'anno mentre nel 2020 era di soli 4 miliardi. Secondo i dati del ministero, l'Italia ha riserve di metano per circa 112 miliardi di metri cubi mentre nel 2021 ha estratto 3,3 miliardi a fronte di un consumo nazionale di 74,1 miliardi, numeri che testimoniano buoni margini di intervento.
Nell'orizzonte del governo c'è spazio anche per una riflessione sul tema del nucleare come già affermato dal
Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e si lavora su più ambiti per fronteggiare il caro energia seguendo la regola dettata dal premier: velocità e difesa della sicurezza nazionale.
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