Ieri è morto Piero Angela, mio nonno, vostro nonno, il nonno di noi tutti, anche se poi del nonno non aveva niente, era il più giovane e il più moderno di tutti noi. Ha passato una vita a divulgare la scienza, sulla Rai, il più bravo, il più suadente, il più dolce: è riuscito a rendere pop l'astrofisica, i buchi neri, la relatività di Einstein, l'evoluzionismo di Darwin, la biologia molecolare, tutto, ma non solo. È stato tra i fondatari del Cicap, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale, un'organizzazione che ha sbugiardato tanti cialtroni (anche grazie all'aiuto del mio amico Silvan, anche lui membro del Cicap), da chiromanti a mentalisti a piegatori di cucchiaini con la forza della mente. So che tutti voi sarete dispiaciuti per la morte di Piero, io ne sono addolorato come se fosse un mio familiare (anzi di più, ci sono familiari di cui non me ne importa niente), ma c'è una cosa che bisogna dire: è riuscito a avere un grande successo popolare con un'operazione di assoluto insuccesso. Perché non siamo un Paese scientifico, e forse nessun Paese lo è. Come dice il neuroscienziato Giorgio Vallortigara, Homo sapiens è un animale nato per credere. Era amatissimo, Piero, ma da quanti veramente capito? Lo abbiamo visto con il Covid e con i vaccini, con il seguito che ha avuto la propaganda antiscientifica, i no-vax, e in genere in Italia tutto ciò che si mette contro la comunità scientifica. Piero, il più grande divulgatore di scienza italiano, probabilmente uno dei più grandi al mondo, era così affabile da riuscire a farsi seguire anche sulle cose più terribili, come i quark, gli atomi, le cellule, l'intero universo. Amava la scienza a tal punto da farla diventare uno spettacolo, ma senza mai urtare la sensibilità del pubblico, perché il pubblico non vuole sapere la verità, vuole essere consolato. Piero ha raccontato, con l'ausilio di scienziati divulgatori (tra cui ricordo Nanni Bignami) il mondo in cui siamo, rispettando le credenze di ognuno, senza mai prevaricare nessuno, ma senza mai, neppure, nascondere la verità. Questo solo pochi possono farlo. Nel ricordarlo, oggi, vi prego solo di una cosa: non dite che Piero riposa in pace, che è andato in cielo.
Offendereste quello che lui, gentilmente, ha fatto per noi tutti. Gustave Flaubert ha dato la definizione più bella e precisa e tragica della morte, in Madame Bovary, proprio quando muore Emma: «Elle n'existait plus». Piero non esiste più. È per questo che soffriamo.
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