«L'addio al Superbonus al 110% mina sicuramente la nostra presenza in questo governo», dice ai cronisti il senatore M5s. Il malessere dell'ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli arriva nel giorno in cui in Parlamento si stanno incardinando tre delle questioni chiave per il Movimento: oltre al bonus edilizia, c'è l'inceneritore di Roma e la pace fiscale. Tra i grillini c'è chi spinge per l'appoggio «esterno», anche se Beppe Grillo rassicura: il governo non rischia.
La norma sul Superbonus voluta dall'allora premier Giuseppe Conte nel 2020 era scritta male, è stata corretta in corsa dall'esecutivo di Mario Draghi e questo ha bloccato una serie di crediti «sani», paralizzando molti cantieri. «È stata la follia del ministro Daniele Franco e del premier», sottolinea Toninelli. Ma di folle c'è il fatto che di 33 miliardi di crediti almeno 5 (calcolo al ribasso) sono finiti in mani sbagliate.
Un esempio? L'altro giorno un'inchiesta della Guardia di Finanza del gruppo di Frattamaggiore, diretto dal maggiore Carmine Bellucci, ha scoperto un giro di 772 milioni di euro per lavori effettuati su edifici inesistenti e ben 143 indagati, che per il 70% percepivano il reddito M5s. Un presunto boss della camorra, da dietro le sbarre del carcere di Santa Maria Capua Vetere, non solo aveva ottenuto 34 milioni di euro per la ristrutturazione della sua abitazione, ma aveva anche movimentato dalla sua cella altri 30 milioni di euro, ceduti proprio a una serie di ditte aperte la mattina e chiuse la sera stessa dagli uomini della sua organizzazione, tra Napoli e Caserta.
Ma le tensioni dentro la maggioranza sul decreto Aiuti non riguardano solo il Superbonus. I tecnici del Mef sono a caccia di coperture per allargare la platea del bonus anti inflazione da 200 euro a categorie oggi escluse, come assegnisti di ricerca e agenti di commercio, tanto che l'iter del provvedimento che avrebbe dovuto debuttare alla Camera oggi è stato spostato a lunedì 4 luglio. Nel dl Aiuti c'è la norma che consentirà a Roma, stritolata tra i rifiuti e gli incendi, di avere un inceneritore. L'emendamento M5s contrario è stato affossato, la tecnologia è tabù per i Cinque stelle ma non per Beppe Grillo, che ai suoi avrebbe detto «non esco dal governo per un c... di inceneritore». Con tanti saluti alla coerenza.
Stesso discorso per la rottamazione delle cartelle esattoriali, che M5s non vede di buon occhio perché è erroneamente convinta che la pace fiscale sia una specie di condono. Un emendamento del presidente della commissione Finanze della Camera Luigi Marattin prevede una rateizzazione più facile delle cartelle sopra i 120mila euro. Ma il tema della riforma fiscale è in mano all'esecutivo, che ha ottenuto la delega dal Parlamento nei giorni scorsi e che l'altro ieri è stato investito da un emendamento che rischia di mandarlo in tilt. «Per ridurre il numero degli adempimenti fiscali, tagliare i costi della compliance e combattere l'evasione il governo valuterà l'opportunità di usare la tecnologia blockchain», dice soddisfatto il deputato di Azione Nunzio Angiola, che ha fatto sua la proposta del Centro Studi Fiscal Focus di Antonio Gigliotti.
Ma come si concilia la blockchain (tecnologia che la Ue vorrebbe usare contro le frodi Iva) con il Cloud di Stato, previsto dal Pnrr per il 75% delle amministrazioni italiane entro il 2026? La gara è stata vinta a sorpresa dal consorzio Aruba-Fastweb su tecnologia Amazon. Così com'è, i dati fiscali italiani rischiano di finire nei server degli americani, con buona pace per i rischi che da tempo denuncia l'Agenzia per la Cybersicurezza nazionale. Un altro bel rebus.
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