Joe Biden studia la risposta alla minaccia nucleare di Vladimir Putin, anche se dice che «no», gli americani non devono preoccuparsi di una guerra nucleare. E cerca di isolare la Russia all'Onu sull'aggressione all'Ucraina in una rara sessione di emergenza dell'Assemblea Generale.
Sul fronte atomico, il presidente americano per ora punta sulla de-escalation e sul ripristino di un canale di comunicazione diretta con Mosca per evitare il peggio: «Non c'è motivo di cambiare» per ora i livelli di allerta nucleare, hanno assicurato fonti del Consiglio della Sicurezza Nazionale Usa citate dal Washington Post, ammonendo che «la retorica provocatoria riguardo alle armi nucleari è pericolosa e dovrebbe essere evitata». Il Pentagono sta «analizzando e rivedendo» l'annuncio di Putin sul nucleare «per capire cosa significhi esattamente».
Il dipartimento della Difesa comunque ha proposto alla controparte russa di creare una linea di comunicazione speciale per la crisi. «Ora che lo spazio aereo ucraino è in discussione e viene contestato, e passa proprio accanto a quello della Nato, abbiamo comunicato ai russi che riteniamo sia necessario un canale a livello operativo, così possiamo evitare errori di calcolo», ha detto un alto funzionario del Pentagono a Politico. «Al momento non abbiamo ricevuto alcuna risposta né in termini di accordo, né se sono disposti a organizzare qualcosa», ha precisato la fonte. Una linea di comunicazione speciale tra le due potenze fu installata nel 1963, a seguito della crisi di Cuba, tra il Cremlino e il Pentagono: ai tempi si parlava di «linea rossa» o «telefono rosso», e serviva ad agevolare il dialogo e allontanare il rischio di un possibile conflitto.
Biden nel frattempo ha sentito gli alleati e partner per coordinare la risposta occidentale dopo le nuove condizioni dettate dal Cremlino per la pace (riconoscimento della Crimea e Ucraina neutrale e demilitarizzata). Gli occidentali hanno portato la Russia sul banco degli imputati sulla scena internazionale nel corso di una sessione di emergenza dell'Assemblea Generale dell'Onu, evento molto raro, durante il quale si sono moltiplicati gli appelli per fermare una guerra «insensata»: al termine sono stati espulsi 12 diplomatici russi. Il segretario generale Antonio Guterres è tornato a chiedere l'immediato stop delle ostilità, ricordando che «ci troviamo di fronte a quella che potrebbe facilmente diventare la peggiore crisi umanitaria e dei rifugiati in Europa negli ultimi decenni». Mentre l'ambasciatore di Kiev, Sergiy Kyslytsya, ha letto quelli che ha spiegato essere i messaggi dallo smartphone di un soldato russo morto in guerra. «Mamma, è così difficile, bombardiamo i civili», le ultime parole del militare prima di essere ucciso. Al termine della maratona fiume di interventi (oltre cento) verrà messa al voto una risoluzione di condanna della Russia, che potrebbe arrivare oggi o domani. L'obiettivo è di isolare Mosca superando gli oltre 100 voti a favore ottenuti nella risoluzione dell'Assemblea Generale nel 2014, dopo l'annessione della Crimea. Gli occhi sono puntati sui Paesi che si asterranno o voteranno contro. L'ambasciatore cinese Zhang Jun ha affermato che «la mentalità da guerra fredda basata su blocchi di confronto deve essere abbandonata». Ma i lavori procedono anche in Consiglio di Sicurezza dopo il veto russo di venerdì: ieri si è tenuta un'altra riunione sul dossier ucraino, stavolta sulla situazione umanitaria.
La Francia ha preparato una bozza di risoluzione che chiede la fine delle ostilità, la protezione dei civili e l'accesso sicuro e senza ostacoli per consegnare gli aiuti, che dovrebbe essere votata nei prossimi giorni. Il Tribunale penale internazionale dell'Aja ha annunciato un'indagine su presunti crimini di guerra della Russia in Ucraina.
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