Numeri flop dei sindacati: i disagi sono incalcolabili ma le adesioni bassissime

La grande mobilitazione? Un miraggio. Lavoratori indifferenti tra enti e privato

Numeri flop dei sindacati: i disagi sono incalcolabili ma le adesioni bassissime
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Doveva essere un grande sciopero generale ma nei fatti si è rivelato un piccolo (e a tratti violento) sciopero con percentuali di adesione nelle aziende e nella pubblica amministrazione basse se non irrilevanti. Un po' per il fatto che i sindacati hanno ormai perso il peso di un tempo un po' per l'abuso dello strumento dello sciopero, fatto sta che i numeri sono impietosi. Per fare qualche esempio nel primo turno nello stabilimento Stellantis di Atessa l'adesione è stata al 2,5%, a Termoli 1,6%, in altre aziende che hanno comunicato i dati come la Natuzzi a Matera Jesce hanno aderito 3 lavoratori su 198 mentre alla Honda Italia la percentuale è stata del 0,4%, zero alla De Cecco in Abruzzo così come alla Coca Cola.

Non sono andate meglio le cose nel pubblico, al Comune di Milano hanno aderito 546 dipendenti su 13.100, al Comune di Reggio Calabria le adesioni allo sciopero sono state 3 su 740, al Comune di Bergamo 35 su 867 e alla giunta regionale della Calabria 9 su 2000 dipendenti. Se il Comune di Bologna è stato quello con un'adesione più alta (pari al 16%), la media oscilla tra l'1 e il 2%. Il dato ufficioso dell'Inps in Italia è al 4% mentre nei ministeri i dati sono addirittura inferiori con circa il 3% al ministero della Salute, tra il 2 e il 3% al Ministero della Difesa e il 3,6% al Mic. Tra i vigili del fuoco l'adesione è stata inferiore al 10% mentre nell'Asl Napoli 1 hanno aderito solo il 3% dei dipendenti e nell'Ausl Toscana centro il 4,50% dei dirigenti medici. Nemmeno nella scuola, storicamente roccaforte dei sindacati, i numeri sono stati soddisfacenti con solo il 2,99% dei docenti.

Nonostante lo sciopero generale fosse stato annunciato con toni trionfalistici da parte del segretario della Cgil Maurizio Landini, si è nei fatti rilevato un flop complice le motivazioni evidentemente ritenute pretestuose dai lavoratori. D'altro canto come ricorda il vicepremier Matteo Salvini siamo di fronte a un abuso dello strumento dello sciopero «in 25 mesi di governo sono stati proclamati 1.342 scioperi e 949 effettuati, 38 al mese, più di uno sciopero al giorno».

C'è poi un altro aspetto da tenere in considerazione come spiega a Il Giornale Carlo Stagnaro, direttore delle ricerche dell'Istituto Bruno Leoni e riguarda le ricadute degli scioperi sull'economia: «Gli impatti economici di uno sciopero non sono circoscritti ai lavoratori che perdono ore di stipendio e alle aziende in cui lavorano che perdono una parte della loro produzione. Gli effetti si propagano anche attraverso il danno inferto a tutti coloro che, a causa dello sciopero, perdono a loro volta ore di lavoro o opportunità professionali». Poi aggiunge: «La legittimazione sociale di uno sciopero dipende dalla percezione che gli altri ne hanno: un conto è quando i lavoratori lo usano come arma estrema per rivendicare i loro diritti o nel contesto di un negoziato, altro è quando si ha la sensazione che sia mosso esclusivamente o prevalentemente da motivazioni politiche».

Sebbene in Italia non esista uno studio sull'impatto degli scioperi nel pil, in Gran Bretagna una ricerca dell'Institute of

Economic Affairs di Len Shackleton l'ha quantificato in cinque miliardi di sterline. Altroché lo sciopero che impatta solo sui lavoratori che non guadagnano il giorno in cui non lavorano, il costo è per tutta la collettività.

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