È finita la lottizzazione! Viva la renzizzazione! Per commentare le ultime vicende Rai si può tranquillamente parafrasare la vecchia formula delle successioni dinastiche. Perché la vecchia lottizzazione tra i partiti ed i rappresentanti delle forze politiche in consiglio di amministrazione è stata completamente cancellata. Ma al suo posto è subentrata una pratica che comporta una doppia conseguenza. Non è solo quella imposta dalla nuova legge che attribuisce tutti i poteri di nomina al Direttore Generale divenuto Amministratore Delegato e che di fatto segna il passaggio dalla lottizzazione pluricolore dei tanti partiti alla lottizzazione monocolore del solo partito al governo (l'«uomo solo» al comando in Rai è il terminale dell'«uomo solo» al comando a Palazzo Chigi). Ma anche quella che mette in mostra il tratto distintivo del sistema di gestione del potere del renzismo trionfante. Si dice da sempre che la Rai sia da sempre lo specchio su cui si riflette la politica del paese. La vecchia Eiar rifletteva il fascismo, la Rai di Bernabei il regime democristiano, quella di Biagio Agnes il consociativismo e quella dei vent'anni di Seconda Repubblica le contraddizioni e le difficoltà degli schieramenti rissosi del bipolarismo tra centro destra e centro sinistra. Adesso le nomine Rai riflettono perfettamente il meccanismo di potere renziano. Che non è fatto solo dalla scelta di persone direttamente o indirettamente riconducibili al Premier ma che è segnato anche (e forse soprattutto) dalla presenza di quelle lobby che, nei rispettivi campi di competenza, appoggiano e sostengono il leader supremo. In questa luce i «poteri forti» che sostengono il Premier a Palazzo Chigi ( salotti buoni finanziari, bancari ed editoriali) hanno trovato l'equivalente nei «salotti buoni» milanesi del mondo dell'intrattenimento televisivo e giornalistico da cui sono stati attinti i nomi più significativi del nuovo vertice Rai. Il passaggio dalla lottizzazione alla lobbyzzazione renziana non rassicura affatto. Al contrario, preoccupa molto.
Perché le caste politiche e partitiche avevano comunque una legittimazione popolare. Ma quelle dei Giorgio Gori (come ha malignamente sottolineato Enrico Mentana), degli agenti alla Presta ed alla Caschetto non hanno altra legittimazione oltre quella dei loro interessi personali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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