Nuova legge sul fine vita. Lo stop della Lombardia

Il Consiglio regionale ha scelto di non trattare la proposta. Fontana: "Voto secondo coscienza"

Nuova legge sul fine vita. Lo stop della Lombardia
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Quello su cui fin dall'inizio si erano trovati tutti d'accordo, da sinistra a destra, è che all'esito della votazione non ci sarebbero stati applausi. Perché comunque fosse andata, non sarebbe stato un successo. Per nessuno. L'esito è stato quello prevedibile: il Consiglio regionale lombardo, esprimendosi con un voto segreto a maggioranza, ha deciso ieri di «non trattare» il progetto di legge di iniziativa popolare sul fine vita che, accompagnato da 8.181 firme, era stato presentato dall'Associazione Luca Coscioni lo scorso 18 gennaio. Con 43 voti a favore, 34 contrari (e nessun astenuto) è stata approvata la «pregiudiziale di costituzionalità», illustrata da Matteo Forte (FdI), condivisa dalla maggioranza in Consiglio con l'eccezione apertamente dichiarata di Giulio Gallera (Forza Italia) ribadita ieri in quel Consiglio di una Lombardia da sempre attiva «per ampliare la sfera di libertà dei suoi cittadini», ha motivato. Il Consiglio ha deciso, di fatto, che la questione non può essere di competenza regionale, che nel testo del progetto di legge «sussistono possibili questioni di legittimità costituzionale per violazione dell'articolo 117 della Costituzione». «Ogni qual volta la Corte ha considerato un intervento legislativo in materia - è stato precisato - si è rivolta solo e soltanto al legislatore statale, al quale solo spetta il compito di individuare il punto di equilibrio tra autodeterminazione e tutela della vita». Nel testo del progetto di legge, secondo la «pregiudiziale» vengono individuate alcune «invasioni di campo» in riferimento a materie esclusive dello Stato «e la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti uniformemente su tutto il territorio nazionale per ragioni imperative di eguaglianza tra tutti i cittadini». Dietro ci sono 8 mesi di lavori in due commissioni e 43 specialisti auditi. «È davvero triste e mortificante che la maggioranza di centrodestra abbia impedito un dibattito di merito sulla legge sul fine vita», ha replicato la consigliera di Italia Viva, Lisa Noja, mentre per il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino è stata «una grande dimostrazione di viltà». «Non stiamo nascondendo nessuna testa. Sarebbe pericoloso arrogarsi il diritto di decidere al di fuori delle nostre competenze», ha commentato il capogruppo di Fratelli d'Italia Christian Garavaglia. «Crediamo che una norma serva, che sia in una direzione o nell'altra. Tuttavia appare evidente che la competenza è dello Stato, un nostro legiferare sul tema sarebbe infatti incostituzionale. Chiediamo al Parlamento di affrontare la questione e togliere dall'incertezza tante persone che attendono risposte», ha chiarito il capogruppo azzurro, Fabrizio Figini. «Mi sembra che il voto sia andato in una certa direzione, qualcuno ha votato a favore, qualcuno ha votato contro, quindi, la libertà di coscienza c'è stata», ha commentato il governatore Attilio Fontana (foto). «Un atto di irresponsabilità nei confronti delle persone malate e dei medici, privati di ogni garanzia sui tempi e sulle modalità per chiedere e ottenere l'aiuto alla morte volontaria», per Marco Cappato, dell'Associazione Luca Coscioni.

Che annuncia: «continueremo ad aiutare le persone che lo chiederanno a far valere i loro diritti e ad aiutare anche materialmente chi ne ha diritto a ottenere l'autosomministrazione del farmaco per il suicidio assistito in Lombardia».

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