Nuovo attacco al debito italiano. "Via dai Btp, meglio la Spagna"

Per Goldman Sachs lo spread salirà a 235, pesano i rialzi dei tassi e il Pnrr. Ma la Borsa non abbocca

Nuovo attacco al debito italiano. "Via dai Btp, meglio la Spagna"

Arrivano cannonate sui titolo di Stato italiani dall'America. Gli analisti della banca d'affari Goldman Sachs, infatti, suggeriscono di vendere i Btp per puntare sul debito spagnolo. I motivi? Le strette sui tassi d'interesse della Banca centrale europea e il difficile contesto macro economico potrebbero spingere lo spread con i titoli di Stato tedeschi a 235 punti base entro la fine dell'anno. E poi c'è la spada di damocle della riduzione dei titoli in portafoglio della Bce, alias quantitative tightening, e il possibile impatto modesto degli investimenti del Pnrr a causa dei ritardi.

Nonostante la gufata minacciosa sui titoli di Stato italiani, però, ieri in Borsa è stata una tranquilla giornata di contrattazioni. Milano è scesa dello 0,75%, in una giornata però segnata dallo stacco delle cedole. Lo spread si è pure leggermente limato verso il basso, a 187 punti base. Insomma, almeno per il momento, l'anatema di Goldman Sachs non se l'è filato proprio nessuno. Giusto tre mesi fa, dalle colonne del Financial Times, un sondaggio tra gli economisti allungava timori sulla tenuta del debito pubblico di Roma. Da allora però i tassi sono aumentati e l'Italia non è stata inghiottita da un buco nero, il Colosseo e il Duomo di Milano sono ancora al solito posto. E nonostante lo sport ampiamente praticato di bollare l'Italia come «anello debole dell'Eurozona», il Paese pur con i suoi problemi si regge testardamente sulle sue gambe. E chi investe sui suoi titoli di Stato, almeno fino a oggi, ha sempre fatto buoni affari. Forse anche di più chi ha speculato nei vari momenti di tensione che si sono verificati nel corso degli anni.

Non che in Italia il maxi debito al 144% del Pil non debba giustamente essere tenuto a bada. Il rendimento del decennale italiano al 4,38% è senz'altro impegnativo. Ed è per questo che il deficit va messo sotto controllo al più presto, così come occorre accelerare con gli investimenti del Pnrr e di ogni tipo di fondo europeo. Questo a Roma lo si sa molto bene. Oltre oceano però, non tutti, ma qualcuno certamente sì, quando si tratta di parlare dell'Italia si adagia un po' sui soliti luoghi comuni. Il Paese però ha scavallato la pandemia, ha battuto le stime di crescita nel 2021 e nel 2022, per il 2023 le ha viste da poco ritoccare al rialzo all'1% da parte del governo. Insomma, è vivo e andrebbe giudicato anche per quello che sta facendo. Si è sforzato di farlo almeno S&P Global Ratings, la famosa agenzia statunitense che, nel confermare la sua valutazione sull'Italia a tripla B, ha sottolineato come l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni abbia finora «seguito un approccio moderato e pragmatico in relazione all'Europa e alla politica di bilancio».

Nel frattempo, i falchi del board Bce continuano a volare alto. Ieri, il governatore della banca centrale belga Pierre Wunsch, ha detto in un'intervista al Financial Times che non sarebbe «sorpreso se a un certo punto dovessimo salire al 4%» (oggi sono al 3,50%).

La Bce, infatti, sta aspettando «che la crescita dei salari e l'inflazione core scendano insieme all'inflazione primaria, prima di poter arrivare al punto in cui possiamo fare una pausa». Se sarà così, allora forse bisognerà stringere di un altro buco la cintura dei pantaloni. Ma l'Italia ha le spalle abbastanza larghe per resistere anche stavolta.

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