La sanità brindisina continua a far discutere: 14 ore in pronto soccorso con febbre e tremori. Analisi del sangue e una flebo. Poi le dimissioni, senza aver risolto nulla.
L'ennesima disavventura giunge dall'ospedale «Dario Camberlingo» di Francavilla Fontana dove un 56enne francavillese è giunto mercoledì notte a bordo di un'autoambulanza del servizio 118, chiamata dai suoi familiari molto preoccupati dal suo stato di salute dovuto - probabilmente - a un'infezione delle vie urinarie.
Il consiglio di ricorrere alle cure ospedaliere era giunto direttamente dal medico di famiglia, che ha ipotizzato proprio un problema uro-genitale.
«Mio padre non stava affatto bene - racconta la figlia - e dopo aver consultato il nostro medico, mercoledì alle 23 abbiamo deciso di chiamare l'ambulanza per fargli fare tutti gli accertamenti al pronto soccorso o, almeno, così credevamo».
«Quando siamo arrivati - prosegue - gli hanno fatto il triage e subito dopo il prelievo del sangue. Dopo che sono usciti i risultati delle analisi, ci hanno detto che era stata prenotata una tac per andare più a fondo alla questione e capire meglio di cosa potesse trattarsi, intanto gli hanno applicato una flebo e l'hanno parcheggiato in una saletta degli altri esami. Questi esami, però, non ci sono mai stati e mio padre continuava a soffrire in preda a febbre, tremori e difficoltà respiratorie che sono poi leggermente migliorati».
«Abbiamo trascorso lì tutta la notte - continua nel racconto - e visto cambiare tre turni fra infermieri, medici e operatori socio sanitari ma nel frattempo della tac neppure l'ombra. All'ultimo turno, il medico del nostro ultimo turno ha dato un'occhiata alle analisi e ha detto che erano a posto, quindi ci ha rispedito a casa senza alcuna terapia particolare da seguire. Intanto, erano trascorse 14 ore da quando eravamo entrati, senza aver risolto praticamente nulla. Nel referto si può leggere di una manifestazione genito urinaria». Il problema è che quando mio padre è tornato a casa ha cominciato a sentirsi male come e peggio di prima e che quando il medico di famiglia ha letto le analisi ha detto che erano tutte sballate, con valori fuori dalla norma che probabilmente avrebbero richiesto un minimo di approfondimento di quelli che solo in ospedale si possono fare. Si è scoperto che era stata prenotata una tac, ma che è stato ritenuta non necessaria».
E, insomma, alla fine il medico di famiglia ha prescritto una cura da seguire. Che però non funziona.
L'unica via percorribile per curarsi è prenotare visite ed eventuali esami in strutture private.«È pur vero che si paga ,ma quantomeno ti seguono e soprattutto te li fanno. Di sicuro non abbiamo percepito un esempio di efficienza della sanità pubblica».
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