«Penso che le piazze saranno piene e non siamo che all'inizio. Non ci fermeremo». Maurizio Landini, fedele a una strategia che sembra uscita dritta dritta dal manuale del sindacalista degli anni 70, si prepara alla costruzione del suo personale autunno caldo, insieme al segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Nel mirino c'è naturalmente la Commissione di Garanzia sugli scioperi, trattata alla stregua di un organismo politico, e il governo di centrodestra, grande regista di una strategia che, nella sua visione, rivela l'inizio di una deriva autoritaria. «Insieme alla Uil stiamo lavorando per presentare il ricorso contro la precettazione» dello sciopero. «Abbiamo formalmente deciso che lo facciamo e abbiamo dato mandato ai legali per predisporlo nei tempi previsti, quindi in pochi giorni» dice il segretario generale della Cgil.
Se la precettazione ha evitato lo sciopero generale e ridotto i tempi della protesta, nella giornata di oggi si fermeranno comunque per quattro ore treni, traghetti, mezzi pubblici (autobus, tram e metropolitane), taxi e Ncc. Escluso invece il comparto aereo. L'astensione dal lavoro non riguarderà solo i trasporti ma nelle regioni del Centro anche il pubblico impiego, la scuola, le poste, le lavanderie industriali e il comparto dell'igiene ambientale (nettezza urbana), che prevedono di fermarsi per 8 ore. Poi lunedì 20 novembre sarà la volta della Sicilia; venerdì 24 delle regioni del Nord; lunedì 27 della Sardegna e, infine, venerdì 1 dicembre delle regioni del Sud. La Cisl invece si è sfilata e manifesterà sabato 25 novembre.
Il governo continua a difendere le proprie posizioni. È la ministra del Lavoro, Marina Calderone, a intervenire: «Il diritto allo sciopero è fondamentale, nessuno lo ha messo in discussione» ma «nell'ambito dei servizi essenziali bisogna rispettare delle norme che sono a tutela dei diritti dei cittadini», dice, a margine degli stati Generali del lavoro di FdI. E rifiuta sia la tesi secondo cui la precettazione sarebbe un fatto inedito della storia repubblicana, sottolineando che «è avvenuta in tante altre occasioni», sia le accuse rivolte al Garante che, ricorda, «è uno degli strumenti democratici individuati dalle norme votate da un Parlamento, un organo di cui ci siamo dotati per garantire il corretto esercizio del diritto di sciopero. Non ha alcun interesse a dire di no». Maurizio Lupi prova a riportare il dibattito su un terreno più istituzionale: «l'autorità Garante non è di destra o di sinistra, a favore o contro il sindacato, è terza. Quindi proprio per tutelare il diritto di sciopero, adeguiamoci alle regole».
Chi punta il dito contro l'eccessiva politicizzazione del sindacato è il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. «Da prima ancora che il governo varasse la manovra, la Cgil minaccia lo sciopero e ho la sensazione che lo avrebbero fatto anche se il governo avesse scritto il contrario nei documenti finanziari. Siamo di fronte ad un sindacato che vuole coprire uno spazio politico e dettare la linea alle opposizioni» dice ad Agorà su Rai 3.
Il Foglio, invece, chiede a Mimmo Carrieri, membro della precedente Commissione di garanzia sugli scioperi, nominato nel 2016 dallo centrosinistra, un parere sul provvedimento del Garante che ha stabilito che quello proclamato da Cgil e Uil non può essere considerato uno sciopero generale. La risposta smentisce la tesi di Landini. «La decisione? È tecnicamente fondata sulla base dei precedenti della Commissione».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.