Medici senza frontiere «spara» bordate legali, Luca Casarini pontifica contro il ministro dell'Interno e Sea Watch bacchetta la Commissione europea. Il giorno dopo la presentazione del piano d'azione Ue sull'emergenza migranti, il mondo alla rovescia delle Ong dimostra tutta l'arroganza, impunità e insofferenza a qualsiasi norma o regola che non sia dettata dalla loro interpretazione del diritto del mare e umanitario.
Medici Senza Frontiere (Msf) ha presentato ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio contro il decreto governativo, che il 5 novembre vietava alla nave Geo Barents di sostare nelle acque territoriali nazionali «oltre il termine necessario ad assicurare le operazioni di soccorso ed assistenza» solo per alcuni tra i sopravvissuti indicati dalle «competenti autorità italiane». L'atto firmato dai ministri Matteo Piantedosi, Matteo Salvini e Guido Crosetto, imponeva alla Geo Barents e alla Humanity 1 di rimanere nel porto di Catania solo per il tempo necessario a sbarcare le persone vulnerabili. Msf sostiene che il governo «ha operato una illegittima e discriminatoria selezione tra i sopravvissuti, autorizzando a sbarcare soltanto quelli considerati vulnerabili in violazione della normativa internazionale sul soccorso in mare». I pretoriani non governativi tuonano: «Non staremo in silenzio di fronte agli abusi e alle misure illegittime». Nel frattempo la Francia, patria d'origine di Msf, ha rispedito in Mali i primi due migranti sbarcati da Ocean Viking, che non avevano diritto all'asilo. La nave voleva entrare in un nostro porto per portarli tutti in Italia.
Legittimo presentare ricorso grazie a cavilli legali, un po' meno presentandosi come gli angeli vendicatori della giustizia umanitaria senza peccato. La stessa Msf e una pattuglia di suoi collaboratori sono sotto processo, in fase di udienza preliminare, a Trapani per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. I fatti risalgono al 2017 quando le Ong facevano ancor più quello che volevano e in Italia arrivavano oltre 100mila migranti. I Medici senza frontiere, come le altre Ong coinvolte nella madre di tutte le inchieste sulle Organizzazioni non governative, utilizzano tutti i cavilli giudiziari per infoibare il processo, che sperano non arrivi mai in fase dibattimentale. Altrimenti si alzerebbe il velo sul vero volto delle Ong.
Luca Casarini, pluripregiudicato quando era un estremista no global e ancora indagato per una consegna di migranti dalla procura di Ragusa, pontifica come se fosse al di sopra delle norme e degli Stati. «Letto il testo e sentita la commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson, non ci risulta nessun codice Ong. Anzi mi sembra assodato che l'intento di Piantedosi e del governo italiano di criminalizzare il soccorso civile in mare, non trova riscontro in questo documento e nei suoi 20 punti» dichiara il capo missione di Mediterranea Saving Humans. Ovviamente Casarini è convinto che non ci sia bisogno di alcuna regola o linea guida: «Il nostro codice di condotta sono le Convenzioni internazionali e il rispetto dei diritti umani - sottolinea -. La Ue e l'Italia ce l'hanno questo codice di condotta?».
I talebani dell'accoglienza tedeschi di Sea watch sono altri detentori del verbo umanitario. «La Commissione europea ha presentato il suo piano d'azione sul Mediterraneo centrale - spiegano - Non abbiamo bisogno di nuove linee guida per le navi di soccorso. Abbiamo bisogno che gli Stati dell'Ue si conformino al diritto marittimo internazionale esistente e ai diritti umani». In pratica la Ong della capitana Carola Rackete, che ha impunemente sfidato ordinanze e leggi, detta la linea all'Europa.
Pure il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, travolto quotidianamente dagli sbarchi, non nasconde le perplessità sul piano che dovrebbe venire approvato venerdì alla riunione
del Consiglio straordinario Giustizia e Affari interni. «Più che punti di intervento mi sembrano linee guida su cui discutere - dichiara - Direi un elenco di buone intenzioni condivisibili, ma nulla di concreto e preciso».
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