Sull'inchiesta Open Matteo Renzi ha deciso di fare chiarezza a tutto tondo. E lo ha fatto dal palco della Leopolda, giunta quest'anno all'11esima edizione. Nel suo mirino è finito anche il Partito democratico che, almeno per il momento, ha scelto una linea silenziosa e attendista in merito. Eppure l'ex presidente del Consiglio ricorda benissimo gli atteggiamenti adottati dal Pd in passato e ha fatto notare un cambio di comportamento a distanza di qualche anno: "Chi viene qua sa quante polemiche ci sono state perché alla Leopolda non ci sono mai state le bandiere di partito, ricorda le polemiche perché non c'erano le bandiere del Pd. E da parte di chi lo sa c'è un silenzio vigliacco, mediocre, che mi imbarazza. Il Pd è il partito più renitente sulla solidarietà".
L'accusa di Renzi
Il leader di Italia Viva ha difeso nuovamente la propria posizione, sostenendo di non aver commesso alcun illecito sul caso in questione: "Chi non ha niente da temere, deve fare un bel sospirone di pazienza. Ma quando non c'è reato, sono gli altri a dover preoccuparsi. Noi non abbiamo violato nessuna, sono altri che hanno violato la legge". E subito dopo ha messo nel mirino gli inquirenti: "Spero che gli altri, a partire dagli inquirenti, non lo abbiano fatto. Io penso che abbiano violato la Costituzione".
Quanto all'ipotesi che la fondazione Open si collochi nell'ambito dei finanziamenti ai partiti, Renzi ha sottolineato che nei paesi democratici "le forme della politica le decide il Parlamento e non i magistrati". Ecco perché è convinto che "se è il giudice penale a decidere cosa è un partito e cosa no, la libertà democratica è a rischio".
La questione processuale spetterà ovviamente agli avvocati e l'iter processuale dovrebbe terminare verosimilmente nel 2027. Nelle oltre 90mila pagine si parla del reato di finanziamento illecito alla politica. Ma Renzi ha ribadito che quei soldi non solo sono stati tutti tracciati, ma anche bonificati: "Il tema del contendere non è il finanziamento illecito. Il tema è il finanziamento illecito alla politica. Questi denari tracciati sono andati a una fondazione. Ma secondo il pm faceva finta di essere una fondazione ma era un partito. Un superprocesso che manco la retate mafiose".
La sferzata a Bersani
Il numero uno di Italia Viva ha rivendicato non solo il diritto della politica di organizzarsi come meglio crede, ma anche le regole di trasparenza in entrata e in uscita che aveva la fondazione Open. Tra i testimoni del processo c'è pure Pierluigi Bersani, nei confronti del quale si è espresso duramente: "Ha ricevuto dai Riva 98mila euro per la sua campagna elettorale. Lui parla di etica e dice di non avere mai preso neppure un caffè con loro. Ma quanto costano i caffè a Taranto?".
Il M5S nel mirino
Renzi nel suo intervento ha dato spazio anche al tema relativo al Movimento 5 Stelle con cui - soprattutto negli ultimi giorni - i rapporti si sono incrinati. In particolar modo con Giuseppe Conte non sono mancati scontri a distanza che hanno animato il dibattito politico.
Il leader di Italia Viva si è rammaricato, ironicamente, per aver commesso un reato: "Il mio vero reato è non essere riuscito a distruggere politicamente il M5S. Ma ci stanno pensando da soli, si stanno autodistruggendo con lo scontro sotterraneo tra Conte e Di Maio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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