La strana "restituzione" della fondazione Open a Bianchi

L'avvocato si sarebbe visto riaccreditare la somma come "restituzione parziale prestito". Ma lo statuto non lo prevedeva

La strana "restituzione" della fondazione Open a Bianchi
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Come già riportato nella giornata di ieri, tra gli indagati della Procura di Firenze nell'ambito dell'indagine sulla Fondazione Open c'è anche Patrizio Donnini. Il fedelissimo di Matteo Renzi si aggiunge dunque ad Alberto Bianchi, che nel settembre 2016 - in vista dell'allora imminente referendum costituzionale - avrebbe versato (sotto forma di prestito) 200mila euro nelle casse di Open. Stando a quanto riferito da La Verità, dopo circa un anno la somma sarebbe stata restituita all'avvocato, indagato per traffico di influenze illecite: in concomitanza con la chiusura della Fondazione si sarebbe visto riaccreditare 190mila euro come "restituzione parziale prestito".

Vietato dallo statuto

Lo statuto non permetteva però rimborsi o ripartizioni di denaro frutto di erogazioni liberali. Una testimonianza è fornita dagli articoli 6 e 17: il primo ribadiva come non vi era alcuno scopo di lucro e perciò vietava di "distribuire, neppure in modo indiretto, utili o avanzi di gestione, nonché fondi, riserve o capitali, salvo che la destinazione o la distribuzione non siano imposte dalla legge" e che eventuali avanzi sarebbero dovuti essere impiegati "esclusivamente per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle connesse"; il secondo spiegava che - qualora "lo scopo della Fondazione divenisse impossibile o di scarsa utilità" - il patrimo residuo "sarà devoluto a fini di pubblica utilità".

Ma al centro dell'inchiesta fiorentina c'è anche Lino Bergonzi, indagato per appropriazione indebita e falso in bilancio perché avrebbe rilevato, tra l'ottobre del 2016 e l'ottobre dell'anno successivo, cinque piccole aziende titolari di permessi di costruzione di parchi eolici - come riporta

La Verità. Nella giornata di ieri il quotidiano ha rivelato anche che la Renexia, società "green" del gruppo Toto, avrebbe finanziato la Fondazione con 25mila euro accettando che l'offerta venisse resa pubblica.

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