Spuntano nuovi elementi nell'inchiesta sulla Fondazione Open della procura di Firenze relativa al doppio ruolo ricoperto dal presidente Alberto Bianchi nella gestione dei fondi elargiti per sostenere "la carriera politica di Matteo Renzi": si tratta di airbus affittati per le trasferte all'estero e due cassette di sicurezza che ora dovranno essere ispezionate dai magistrati. Sotto la lente di ingradimento i possibili finanziamenti illeciti: nel decreto di perquisizione si legge che "appare degna di nota la circostanza che nell’anno 2016 la 'British American Tobacco' non effettua 'contribuzioni volontarie' a favore della Fondazione Open ma riceve una fattura da parte dell’avvocato Bianchi il quale, in base all’accordo, avrebbe ricevuto un compenso di circa 80mila euro, destinato in parte a Open".
L'ipotesi dell'accusa è che il medesimo schema seguito con il gruppo imprenditoriale Toto potrebbe essere stato applicato anche ad altri finanziatori, che avrebbero ottenuto vantaggi non solo mediante emendamenti alle leggi che venivano approvate ma anche da progetti e concessioni.
Il ruolo di Alberto Bianchi
Alessandro Bertolini, alto funzionario della British Tobacco che si occupò di gestire i contratti di Bianchi, è stato convocato dalla guardia di finanza lo scorso 26 novembre: stando alla sua versione, avrebbe conosciuto Bianchi "che era già stato coinvolto da un collega nell’analisi di questioni giuridiche rilevanti per l’azienda e relative alla direttiva comunitaria sui prodotti del tabacco e in materia di fiscalità". Dopo aver specificato di aver partecipato ad almeno quattro riunioni con l'ex presidente della Fondazione Open, ha parlato del doppio ruolo di Bianchi: "Ho fatto presente alla stessa che non avevo budget per l’anno 2015 quindi la formalizzazione del mandato (lettere di incarico con relativa parcellazione) sarebbe stata a valere nell’anno 2016". In seguito al perfezionamento di tali incarichi professionali "non ne sono stati affidati di ulteriori all’avvocato".
Bertolini ha precisato che fatturazioni e pagamenti "sono coerenti con l’offerta ricevuta dall’avvocato Bianchi", ma ha dichiarato di non essere a conoscenza "delle motivazioni per le quali ci ha inviato due offerte distinte, una come 'Alberto Bianchi e associati studio legale' e un altro come avvocato Bianchi".
La figura di Carrai
Il sospetto dei magistrati è che Bianchi e Marco Carrai - anche lui indagato per finanziamento illecito - possano rappresentare le figure principali attorno cui ruoterebbe la gestione dei finanziamenti. La posizione dell'imprenditore toscano "può essere vista come l’anello di congiunzione tra le 'compagini societarie' e la Fondazione Open". Inoltre è stato evidenziato che Fabrizio Landi, Davide Serra e Michele Pizzarotti "sono risultati sia quali finanziatori della Fondazione Open che essere parti attive (soci o cariche) in societa italiane e lussemburghesi riconducibili a Carrai".
In attesa delle interrogazioni, Carrai mediante una nota ha negato che "le risorse finanziarie della Società lussemburghese Wadi Ventures fossero utilizzate per acquisire partecipazioni in
società allo stato non individuate" in quanto "ha investito in Start Up israeliane" e nessuna avrebbe "mai avuto nulla a che fare né con il senatore Matteo Renzi né con la Fondazione Open".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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