Putin sta raschiando il fondo del barile, chiede armi a Iran e Corea del Nord, ma è a corto anche di uomini. Secondo i servizi di sicurezza ucraini, la Russia avrebbe perso dall'inizio dell'Operazione Speciale 65mila soldati. Il ministro della difesa Shoigu ha provato a tamponare le perdite arruolando riservisti, siriani e persino miliziani dell'Afghanistan. Dalla prossima settimana verranno svuotate le carceri. Il presidente russo ha firmato una legge che consente la mobilitazione delle persone che hanno commesso reati gravi. Il provvedimento riguarda anche soggetti con condanne in corso. La legge esclude invece i condannati per abusi sessuali su minori, tradimento, spionaggio o terrorismo. Putin ha anche annunciato che la Russia ha mobilitato finora 318mila persone nelle sue forze armate, oltre l'obiettivo di 300mila fissato dal ministero della Difesa.
Sul campo i generali sono però alle prese con le continue diserzioni, e minacciano di sparare ai propri soldati in ritirata. Lo scrive l'MI6 britannico nel suo bollettino quotidiano. Nel rapporto si legge che Mosca ha iniziato a schierare al fronte «truppe di sbarramento e unità di blocco, il cui compito è quello di costringere i soldati a combattere con la minaccia di ucciderli se tentano la ritirata». La tattica di sparare ai disertori testimonia la scarsa qualità, il basso morale e l'indisciplina delle forze russe. Da parte sua, Putin se la prende con l'Occidente, colpevole «di provare a toglierci il terreno sotto i piedi, ma questi tentativi falliranno».
Non c'è quindi da stupirsi se gli uomini del comandante Zaluznyj stiano facendo importanti progressi nel sud e nel nord est del Paese. L'ha ribadito il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con la stampa, ma lo si evince anche dalle immagini che circolano sui social e che mostrano i russi in ritirata su più fronti. Nel sud le unità missilistiche e di artiglieria hanno lanciato 70 attacchi contro le postazioni russe. A Zaporizhzhia, gli invasori hanno chiuso i posti di blocco, a Kamianka l'ufficio di comando. Secondo l'esercito di Kiev, le truppe di Mosca stanno fortificando le posizioni sulla riva sinistra del Dnipro, all'altezza di Kherson (il cui coprifuoco è stato annunciato dai filorussi e poi cancellato), costringendo i residenti a lasciare i luoghi di residenza sulla riva destra del fiume. A est, in particolare nel Lugansk, gli invasori stanno cercando di sfondare la difesa nelle direzioni di Svatove e Kreminna, ma con perdite colossali. Il capo dell'amministrazione regionale Sergiy Gaidai parla di russi che «tentano l'avanzata camminando sui cadaveri dei loro compagni. Dopo il bombardamento, la tattica è quella di inviare una nuova unità. La situazione è tale che non recuperano neppure i morti».
Sono scene di una guerra sempre più cruenta e dopo Mariupol si staglia all'orizzonte la sagoma di un'altra città martoriata. Si tratta di Mykolaiv, nel sud, bombardata per 211 giorni durante i 255 dell'invasione russa, anche ieri con due missili kalibr. A ricordarlo è il sindaco Oleksandr Senkevich. «Solo per 44 giorni non abbiamo sentito il ruggito dei missili, per tutto il resto del tempo siamo stati torturati». C'erano quasi 500mila residenti, ne sono rimasti poco più di 200mila. A Mykolaiv manca tutto: luce, acqua, riscaldamento. Manca la luce anche a Kiev, quasi mezzo milione di abitanti sono al buio. I missili russi sulle centrali elettriche, in particolare sulla Dtek Energo, hanno provocato danni incalcolabili.
E intanto l'inverno si avvicina e il meteo locale parla già di neve. Candidi fiocchi che Tatiana Mudrenko, infermiera di 56 anni, non vedrà più. È stata impiccata in pubblico a Skadovsk, non distante da Kherson, per avere scandito slogan contro gli occupanti.
È l'ennesimo crimine perpetrato da Mosca e documentato dagli ispettori che da qualche giorno, con una troupe della Cnn al seguito, vanno di porta in porta nelle zone liberate alla ricerca di prove degli scempi (spesso anche di natura sessuale) ai danni della popolazione.
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